Torino, 20 ottobre 2000. 'Stiamo assistendo alla penosa trasformazione di questo Pontefice, di cui abbiamo saputo apprezzare onestà e coraggio, nel cappellano militare di ogni proibizionismo. E come molti cappellani militari sembra costretto o disposto a benedire tutte le armi, anche quelle di una guerra sporca. Non sappiamo, peraltro, a quali consigli e a quali consiglieri ricorra questo Papa prima di parlare ex cathedra su tutti i più urgenti temi civili, e di rafforzare e suggellare con le sue parole l'offensiva oscurantista e clericale, controriformista e violenta che, in nome di Dio, mira ad abbattere i principi e gli istituti del diritto liberale. Comunque, a quanto pare, pessimi sono i consigli ed anche peggiori i consiglieri. Del resto, il Papa oggi ha fatto qualcosa di più e di peggio di una denuncia contro i pericoli della politica antiproibizionista: non ha infatti contestato la 'moralità' o la legittimità, ma, contro ogni evidenza storica e scientifica, addirittura l'esistenza e l'efficacia di strategie di cura e riabilitazione delle tossicodipendenze diverse da quelle 'comunitarie', quando anche nelle burocratiche e polverose relazioni di tutti i Governi proibizionisti che si sono succeduti in questi anni, in Italia e in Europa (compreso il governo Berlusconi), si è alla fine stati costretti a riconoscere cittadinanza e dignità scientifica ad un approccio medico e farmacologico ai problemi delle dipendenze (legali o illegali che siano). Approccio che- è bene ricordarlo- legittima e giustifica, anche giuridicamente, il ricorso alla somministrazione controllata dell'eroina. E' l'ennesima conferma di quanto l'offensiva clericale, sulla droga come su tutti i temi di cosiddetta 'bioetica', consista innanzitutto nell'attacco alla verità e alla libertà della scienza e della conoscenza, nella 'proibizione' di qualunque forma di consapevolezza e ragionevolezza umana e civile.