LA STORIA COSI UFFICIALMENTE VIVENTE E QUELLA, MORTA E MORTALE, DELLA MENZOGNA, DELL'INGANNO, DELLA VIOLENZA FASCISTA-ANTIFASCISTA, ETICO-CLERICALE, COMUNISTA-ITALIANA, LAICO-SERVILE, DELLA STORIA EDITORIALE-SCOLASTICA, DEL "LIBERO MERCATO" ISTITUZIONALE DEI FUORI-LEGGE CHE OCCUPANO L'ITALIA, IL SUO TERRITORIO, I SUOI ABITANTI.Roma, 16 Novembre 2000"Com'era prevedibile, anche la destra s'affretta ad isolare Storace ed a negare l'opportunità che "scandalum eveniat" sulle falsificazioni di stampo mafioso, di regime, dell'editoria scolastica, dei libri di testo "storici", dei loro autori.
Da un trentennio, destre e sinistre italiane sono sempre più identiche, non solo unite, nella prassi politico-istituzionale, nei riflessi ideologici estranei o contrari allo Stato di diritto, alla democrazia politica costituzionale, alla "eresia" liberale e riformatrice, ai diritti politici ed umani della persona, in Italia e nel mondo.
Il sasso lanciato dal Presidente Storace nello stagno conformista partitocratico (erede storico e non alternativa dello Stato corporativista, etico, totalitario del Partito nazionale fascista) lo rende sospetto innanzitutto ai suoi. Il conformismo fascista-antifascista, etico-clericale, di Francesco Storace contiene contraddizioni vive, inquinato (non so davvero quanto profondamente) com'è da sinceri, ragionevoli riflessi di dignità civile e di onestà intellettuale, di fedeltà non burocraticamente ottusa alle "ragioni" della sua parte, più che alla parte in sé.
Quanto alla tesi, che sembra emergere come assolutamente prevalente, che attribuisce alla editoria italiana, non solamente a quella scolastica, connotati di "libero mercato", vale tanto quella che li attribuisce anche alle strutture economiche, finanziarie, industriali. E a quelle politiche, giornalistiche, giurisdizionali.
E' tesi, è la tesi stessa, di un regime fuori-legge, "occupante" diritto e diritti, libertà italiane.
Mi sorprende e addolora che "Giuliano" dia torto ex cathedra al "caro Piero". Mentre, al solito e come per tutti e tutto, il pur "caro" (non ho motivo di dubitarne) "Marco" non esiste né deve esistere, perché radicale, cioè perché "dissidente", incapace di intendere e di volere; come titolare di diritti e doveri, come vivente, come nei "libri di testo", di editori e autori, scolastici e non.
D'altra parte, caro Giuliano, grazie per le compagnie prestigiose e vivissime, cui mi condanni: vuoi che ne facciamo l'elenco?"