Il messaggio è rivolto innanzitutto al corpo redazionale, ai giornalisti piu' liberi e capaci del "Corriere della sera": dei radicali non si deve parlare. AltrimentiDichiarazione di Daniele Capezzone, della Direzione dei radicali:
Roma, 22 dicembre 2000 - Per tre volte, negli ultimi mesi, il "Corriere della Sera" si è occupato delle elezioni online indette dai radicali. Un evento -è inelegante dirlo ma questo è accaduto- unico al mondo. Un soggetto politico ha eletto in rete una parte del suo gruppo dirigente, e lo ha fatto con 15mila registrati, 10mila elettori, 10 liste, 171 candidati, e 10 Presidenti di Regione, 8 Ministri e decine di parlamentari tra elettori, candidati ed eletti.
Su tutto questo, le Brigate di Via Solferino hanno emesso, hanno sparato tre "comunicati", solo per dire -credendo di sfregiarci- che le elezioni avevano visto prima la partecipazione e poi la vittoria degli "ex terroristi neri" Mambro e Fioravanti.
Ieri, nella sede di Via di Torre Argentina, abbiamo tenuto una conferenza stampa per illustrare i contenuti del "dossier Vespa", tuttora disponibile su HYPERLINK http://www.radicali.it www.radicali.it .
Alla conferenza ha partecipato -ponendo domande, chiedendo ulteriori dati e chiarimenti, palesemente interessato, da giornalista e da cittadino, alle cose che veniva via via scoprendo- uno dei migliori cronisti politici del "Corriere della sera". Oggi, il suo giornale non ha pubblicato, non gli ha pubblicato neppure un rigo.
E' questo -in bianco- il comunicato numero 4 delle Brigate di Via Solferino, un comunicato rivolto innanzitutto al corpo redazionale, ai giornalisti più liberi e capaci del "Corriere".
Dei radicali e sui radicali (anche e soprattutto quando la notizia c'è: Vespa in tv come e più di un Primo Ministro) non si può, non si deve parlare. Altrimenti, non solo per i radicali, ma anche per il giornalista, anche per una "firma" di prestigio, scatta lo sfregio della non pubblicazione.
Vedremo presto se vi saranno reazioni, riflessi di coraggio e di dignità civile e professionale da parte dei giornalisti del "Corriere", o se invece prevarranno la paura e il silenzio.