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Partito Radicale Rinascimento - 27 febbraio 2001
MARCO CAPPATO A IL MATTINO

Il Mattino

Martedì 27 febbraio 2001 pag.4

L'economia del Nord-Est, della "piena occupazione", e quella del Meridione, della disoccupazione e del "sommerso", possono essere governate con politiche comuni? Può funzionare il matrimonio Bossi-Fini, celebrato a Napoli? Rispondiamo con due sì: la politica che serve è unica, e si chiama rivoluzione liberista; quel matrimonio funziona perché sono uniti, con Berlusconi, nell'impedirla.

Le leggi proibizioniste contro il mercato frenano il Nord-Est e uccidono il Sud. La libertà di scegliere il lavoro part-time, a tempo determinato, a domicilio, interinale; la libertà di assumere personale senza "sposarlo" indissolubilmente, di far lavorare immigrati dove serve; la possibilità per il dipendente di pagare le tasse come un autonomo, senza trattenute alla fonte: ecco alcune riforme che per l'economia e la società italiana, da Nord a Sud, sarebbero vitali. L'imprenditore di Treviso che per crescere va in Romania è il prodotto delle stesse leggi che condannano un giovane di Reggio Calabria su due alla disoccupazione. Non a caso entrambi sono spinti al mercato nero o all'evasione fiscale.

Dal '94 le riforme per le quali la società italiana era già pronta sono diventate possibili. Prima con la vittoria di Berlusconi, ma le marce del sindacato contro la riforma pensionistica spaventarono il Cavaliere. Con la sinistra al Governo il pallino delle riforme liberiste passò in mano ai cittadini, grazie ai referendum radicali, contro il volere di tutti i partiti: nel '95, 14 milioni di voti contro le trattenute sindacali (56,2 %); nel '97, 10 milioni di Sì alle privatizzazioni (74,1%) e per l'abolizione dell'ordine dei giornalisti (65,5%); nel '99, 5 milioni di voti per l'abolizione dell'articolo 18 (34%), e 9 milioni di nuovo contro la parastatalizzazione del sindacato (62%). Su altri temi (liberalizzazione delle nuove forme di lavoro, sanità, pensioni, fisco, sindacato, ordini professionali) la Corte Costituzionale ha annullato una ventina di milioni di firme. Furono sei anni di lotte vanificate, oltre che dalla violazione della Costituzione e dall'anomalia tutta italiana del "quorum", soprattutto d

al boicottaggio esplicito dei leader della "Casa delle Libertà, che si mobilitarono contro i "referendum comunisti". Mentre la sinistra si arroccava al consenso di basi sociali sempre più assottigliate, la destra più la Lega tradiva il blocco sociale dei non-garantiti, consentendone ripetutamente la sconfitta.

Il risultato è devastante. Il lavoro part-time è penalizzato, quasi si trattasse di lavoro immorale. Lo ha ribadito il Governo, con il decreto di due giorni fa, al quale l'"opposizione" non ha opposto nulla. Stesso scenario si prepara per il lavoro a termine. Il Governo ha dato il via libera all'ingresso di 13 mila lavoratori extracomunitari stagionali. Ne servirebbero almeno il triplo, ma per Forza Italia son troppi. Berlusconi ha anche fatto propria la tesi di Bertinotti e Cofferati, secondo la quale abolendo l'articolo 18 si offrirebbe libertà di licenziare, e non di assumere. Il centro-destra è in prima fila per conservare il potere di ordini professionali corporativi e nemici del mercato. La concertazione e le pensioni "di giovinezza" a 54 anni non sono messe in discussione da nessuno.

La futura crescita, a cui sono legata le promesse berlusconiana e rutelliana di diminuire le tasse e alzare le pensioni, è affidata alla spesa per i grandi cantieri. Proprio come ai tempi di Bernini e di De Mita, delle casse intergrazioni alla Fiat e all'Alfasud, del massacro ambientale a Napoli-Bagnoli e a Venezia-Marghera. E' l'Italia unita di ieri e di oggi. Bossi e Fini ce lo hanno assicurato: anche per domani, da quella Italia, niente "secessione".

Marco Cappato (Parlamentare europeo, Lista Emma Bonino)

 
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