Roma, 6 Marzo 2001. Quello che segue è il testo della lettera aperta di Marco Pannella al Presidente della Repubblica Ciampi, pubblicata oggi in una pagina a pagamento su "Il Foglio":
Il Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, è intervenuto, ieri, nella politica italiana. Lo ha fatto da mediatore fra tesi politiche diverse a proposito dell'uso politico della legge elettorale vigente, a favore di quanti intendono limitarlo con motivazioni "morali": come nel 1953, con la truffaldina e violenta lotta scatenata contro la cosiddetta "legge truffa". Il Presidente Einaudi rifiutò di occuparsene e, ancor più, di avallarla, manifestando la sua solidarietà con il Presidente Meuccio Ruini, linciato in Senato e nell'opinione pubblica dal falso e violento democraticismo dei seguaci scatenati di Giuseppe Stalin.
La legge vigente, il cosiddetto Mattarellum, venne votata dal Parlamento che respinse consapevolmente le denunce radicali contro le conseguenze ovvie dello scorporo: e, in primo luogo, le "liste civetta". La volontà del legislatore non è determinante, ma rilevante ai fini della interpretazione di una legge. La criminalizzazione, oggi, di quel che la legge volontariamente, consapevolmente, permette, non vieta, viene aiutata dall'interferenza del Presidente Ciampi. Il quale interviene pubblicamente alla semplice notizia che un Partito, quello della Rifondazione comunista, sta per iniziare, oggi, una "tre giorni" di sciopero della fame dei suoi dirigenti, a rotazione, a cominciare dal suo leader Fausto Bertinotti.
Regola assoluta della nonviolenza radicale è sempre stata quella di compiere "azioni dirette nonviolente" per l'attuazione delle leggi scritte e del diritto consolidato, e degli impegni assunti pubblicamente da parte dei destinatari dei digiuni e degli scioperi della sete.
La Costituzione repubblicana esclude che il Presidente della Repubblica possa agire politicamente, come "mediatore", "arbitro", sostenitore di campagne politiche di qualsiasi tipo. Di contro, la Costituzione fa del Presidente della Repubblica il massimo garante dei diritti costituzionali, del loro rispetto, come da giuramento pronunciato dal Presidente nell'assumere il suo alto incarico.
Il Presidente Ciampi ha da tempo a Sua disposizione quotidiana (Sua? Si fa per dire.vi sono i "settennati" dei Presidenti, collaboratori "pro tempore" dei loro Collaboratori, cioè della Burocrazia in esercizio sempiterno) la documentazione certa, progressivamente sempre più di eloquenza matematica, della manipolazione e del tradimento di regole e dettati fondamentali, veri e propri "diritti umani", della Costituzione Repubblicana, delle Carte dei diritti dell'uomo europea e dell'Onu.
Il carissimo uomo vede, constata, segue gli sviluppi di questa messa a morte del diritto e della democrazia. Ma l'evidenza lo acceca. E ne tutela la buona coscienza a buon mercato; e, come sembrerebbe giusto, è invece sempre pronto: "Quando la Patria chiama, rispondo: 'Signorsì'".
A ciascuno la sua Patria: per Lei la partitocrazia, per noi la coscienza e la libertà. Lei è il Presidente, tutt'al più, di Bertinotti e compagni, dell'Uomo della Provvidenza che lo ha salvato dai referendum, dal popolo.
Ho comunicato ai miei compagni che intendo subito, dopo averne, con loro, discusso, passare allo sciopero della sete in difesa della legge, della democrazia, del popolo.Vittorio Emanuele III salvò, secondo Lei, i sigilli dello Stato, fuggendo a Pescara. Lei li sta consegnando ai Tedeschi. Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini.
Mi stia bene, Presidente. Buon convivio e champagne, con Bertinotti, Taradash, Calderisi, l'Uomo della Provvidenza, e tutti quanti. Lei, a Suo modo, mite, corretto, continui pure ad ammazzare uomini morti. Ma stia attento a quando noi morti ci destiamo!