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Agora' Agora - 28 settembre 1988
POLONIA: IL COMITATO HELSINKI POLACCO DOPO OLTRE UN ANNO DI SILENZIO RIPRENDE L'ATTIVITA'. TEMPI MATURI PER UN'AZIONE DIRETTA A INCIDERE SULLA LEGISLAZIONE: ALLE PROSSIME ELEZIONI SI PARLA DI 40% DI CANDIDATI INDIPENDENTI.

Varsavia, 28 settembre - N.R. - In Polonia esisteva già nel 1977 una "Commissione Helsinki" che nel 1982, subito dopo il golpe militare, si è ricostituita in "Comitato Helsinki" diventando estremamente attivo.

Lo scopo principale, praticamente l'unico, era quello di costringere il potere, che considera il diritto un'arma al proprio servizio, al rispetto dei diritti politici, civili, umani, dei cittadini.

Ogni anno il Comitato ha pubblicato un rapporto in cui venivano descritte minuziosamente le violazioni accertate soprattutto contro i diritti civili come scioperi, manifestazioni, attività sociali autonome, mezzi di informazione indipendenti... tutto ciò insomma che il potere comunista considera come i maggiori reati contro il sistema. Con la fine del sindacato libero e le "leggi speciali repressive" instaurate dal regime militare infatti l'arbitrio delle autorità governative non aveva limiti.

Il Comitato polacco nel 1985, in occasione del decimo anniversario della firma dell'Atto Finale di Helsinki, aveva voluto fare una dichiarazione, diffusa attraverso i soliti canali clandestini, in cui lamentava che pur inviando i rapporti a tutte le organizzazioni politiche e umanitarie in Occidente, a tutti gli esperti che prendono parte alle conferenze internazionali per il controllo dell'applicazione degli accordi, tali rapporti non erano tenuti in considerazione dai Paesi firmatari. I membri del comitato polacco chiedevano di riattivare gli accordi di Helsinki, di restituirli alla loro vera funzione che era in pratica stata annullata.

L'ultimo grande apporto è del maggio 1987 in occasione della conferenza internazionale tenuta a Vienna nell'autunno dello stesso anno. Poi il Comitato Helsinki polacco è rimasto in silenzio fino alla fine dello scorso mese di agosto quando si è riunito a Varsavia un gruppo di dieci giuristi, legati all'opposizione, tra cui il prof. Andrej Stelmakowski, presidente del KIK(Circolo intellettuali cattolici di Vienna), che ha condotto i negoziati tra operai e regime durante gli scioperi.

Dal comunicato firmato dai membri risulta che l'attività di informazione svolta finora, le proteste contro i governo, gli appelli agli organismi internazionali non sono più sufficienti. Ora, dicono i membri firmatari, all'Est è sorto un movimento sociale, a favore dei diritti dell'uomo, che non esisteva fino a tre, quattro anni fa. C'erano dei comitati, ma questo movimento scaturito da una coscienza sociale e collettiva, che in Polonia si è andata sempre più diffondendo e allargando, sulle illegalità che lo Stato ha commesso in continuazione senza mai rispettare neanche i patti e le convenzioni internazionali, è qualcosa di assolutamente nuovo.

I tempi quindi sono maturi, dicono i membri del comitato, per iniziare a incidere anche sui meccanismi del potere che umiliano la dignità umana. Ora ci sono le condizioni per impedire la carica repressiva delle leggi e gli arbitri dell'autorità con un'attività diretta al processo legislativo.

Il Comitato Helsinki intende portare avanti questa posizione tramite un gruppo di deputati indipendenti dal partito. Altra cosa assolutamente nuova è che per le prossime elezioni (nella prossima primavera) si parla del 40% di candidati indipendenti, appartenenti cioè a quelle associazioni sociali e politiche che saranno legalizzate quest'autunno.

 
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