DICHIARAZIONE DI SERGIO D'ELIA,SEGRETARIO FEDERALE PR.Roma, 30 settembre - N.R. - Sergio D'Elia, segretario federale del Partito Radicale, ha dichiarato:
"Come col terrorismo, della mafia si sta facendo un'emergenza che -è facile prevedere- produrrà un unico risultato: quello di rafforzare la mafia stessa, quantomeno una parte di essa a spese dell'altra e che conosceremo poi come mafia vincente. Non ne prende atto poi il ministro degli interni Gava quando pure dice che "le recenti azioni di mafia, più forti e più efferate, testimoniano di un impazzimento determinato dalla maggior forza dimostrata dallo Stato nella lotta contro la droga".
Ma, accettando di parlare di follia piuttosto che di imprese criminali e norme criminogene, cos'è più folle? La mafia che vive quasi esclusivamente di droga proibita e per questo uccide o corrompe magistrati, poliziotti, cittadini inermi e i mafiosi stessi? O piuttosto il potere politico che con il proibizionismo, con leggi e poteri criminogeni alimenta la mafia e il suo colossale fatturato? Intanto Sica si propone di "colpire soprattutto gli arricchimenti illeciti e ingiustificati" e per questo chiede - e sull'onda dei delitti recenti i partiti si apprestano a concedere- poteri speciali e miliardi di lire: vale a dire, si propone di combattere con leggi e mezzi eccezionali quanto normalmente e prevalentemente la legge ha prima provocato, e distribuito alla mafia. E' un circolo vizioso, nel vero senso della parola: cos'è se no, questo rincorrersi e intrecciarsi di interessi e di poteri, legali e illegali? Non si spiegherebbe altrimenti tanta follia riunita nel nome della guerra alla mafia e alla droga.
Ai professionisti dell'antimafia e della mafia, dell'antidroga e della droga "libera"- che è quella proibita- alle loro ideologie e burocrazie disumane, il Partito radicale ha proposto un'alternativa politica, efficace: la legalizzazione delle droghe. Ne discute in questi giorni a Bruxelles con scienziati, magistrati, ufficiali di polizia riuniti nel seminario internazionale sull'antiproibizionismo delle droghe."