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Agora' Agora - 4 ottobre 1988
MAXIPROCESSO DI PALERMO: Dichiarazione di Mario De Stefano, segretario federale del Partito Radicale:

"Per la seconda volta il maxiprocesso di Palermo fa mettere in discussione le regole del nostro sistema giudiziario. Già al tempo del rinvio a giudizio, la mole delle carte dell'istruttoria aveva scatenato la protesta dei difensori, impossibilitati a predisporre una difesa adeguata nei tempi concessi.

Oggi, dopo il deposito della maxisentenza di 7.000 pagine si ripropone lo stesso problema. Venti giorni dalla notifica dell'avviso di deposito sono ritenuti, da tutti gli avvocati palermitani, insufficienti per la predisposizione dei motivi d'appello.

Hanno ragione oggi come ebbero ragione allora. Che lo si voglia o no, anche i mafiosi hanno diritto ad essere difesi e queste sentenze di 7.000 pagine, con il corollario delle conferenze stampa illustrative ed esplicative del loro contenuto, non consentono per la loro mole che il diritto alla difesa, costituzionalmente sancito, venga esercitato pienamente.

Intendiamoci, non siamo fra coloro che traggono argomento da questa incredibile vicenda per tentare manovre dilatorie o, peggio, per tentare di far saltare la data del 16 dicembre, entro la quale il processo d'appello deve iniziare, senza di che gli imputati detenuti torneranno in libertà. Ma se questo accadesse in conseguenza dell'abnormità della situazione, non ce ne scandalizzeremmo.

Una volta per tutte occorre ribadire che il maxiprocesso è un meccanismo giudiziario malato prodotto da una giustizia malata. Esso non può che produrre compressione dei diritti degli imputati e, di conseguenza, discredito per la giustizia stessa. In un sistema che funzionasse venti giorni per i motivi d'appello sarebbero più che sufficienti. In un sistema impazzito come quello italiano questo non accade.

Al legislatore la responsabilità di affrontare questa emergenza che è non meno grave di quella prodotta dalla violenza mafiosa.

Attenzione a trascurare questa forma di violenza sui diritti dei cittadini.

Agli avvocati palermitani auguriamo che siano sufficientemente consapevoli dell'importanza della loro funzione da non praticare le strade delle furbizie o dei mezzucci: diverrebbero così complici del sistema e delle sue storture. La soluzione di questo problema deve essere trovata alla luce del sole, senza patteggiamenti sotterranei tra chicchessia. Ne va ancora una volta della credibilità della nostra giustizia".

 
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