Roma, 8 ottobre - N.R. - Paolo Pietrosanti -Consigliere federale del Partito radicale- ha oggi inviato al Questore di Roma la seguente lettera:
"Signor Questore,
è ovvio che debbano farsi dei distinguo a proposito di quanto avviene a Roma sul caso zingari: c'è chi si mobilita per disperazione, e almeno oggettivamente agisce per migliori condizioni di vita anche per gli zingari. Come è ovvio che deve essere chiaro a chi debbano attribuirsi le responsabilità più gravi per la mancata soluzione del problema.
Ma ci sono cittadini di questa città che pervicacemente rifiutano la presenza dei nomadi sul proprio 'territorio', e si mobilitano, promuovono e partecipano a manifestazioni e blocchi stradali. Sembra riprenda la 'mobilitazione' dello scorso aprile.
E' cosa grave, e La riguarda, il fatto che sembra continui a ritenersi tali mobilitazioni penalmente irrilevanti, anche se queste configurano fattispecie penali sovente gravi. Non si ha notizia di denunce, nè di atti tesi ad impedire la commissione di tali reati. La grave preoccupazione è che la gestione dell'ordine pubblico in questa città, la prevenzione e la repressione dei reati a Roma non dipendano tanto dalla legge, quanto dai soggetti contro cui tali atti sono politicamente diretti. Se si dà addosso agli zingari, la vigenza del codice penale viene misteriosamente sospesa.
La legge -si tramanda- è uguale per tutti. Ma se si commettono reati per cacciare gli zingari, la legge non solo non è uguale, ma scompare.
Ella, signor Questore, dovrebbe spiegarne il motivo."