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Agora' Agora - 8 ottobre 1988
OBIEZIONE DI COSCIENZA: "CHE IL PRESIDENTE COSSIGA CANCELLI DAL VOLTO DELL'ITALIA LA MACCHIA IGNOMINIOSA DEI MILLE OBIETTORI DI COSCIENZA IN CARCERE. RIPETA, SIGNOR PRESIDENTE, QUEL CHE COSTITUI' IL PRIMO ATTO DEL SUO SETTENNATO". LETTERA APERTA DEI RADICALI BILLAU E PIETROSANTI.

Roma, 8 ottobre - N.R. - Paolo Pietrosanti (Consigliere federale del Partito radicale) e Andrea Billau (redattore di Radio Radicale) hanno rivolto al Presidente della Repubblica Francesco Cossiga la seguente lettera aperta:

"Signor Presidente,

Anche quest'anno Amnesty International ha presentato il suo rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Da esso risulta -per la parte riguardante l'Italia- la denunzia della detenzione di mille obiettori di coscienza, in maggior parte Testimoni di Geova, considerati dalla organizzazione internazionale già Premio Nobel per la pace prigionieri di coscienza.

Amnesty International viene considerata da molti paesi dittatoriali, dove va a ficcare il naso, fuorilegge; e da molti altri -vedi gli Stati Uniti e la questione della pena di morte, una fastidiosa mosca che va evitata. Che Amnesty faccia concerti, ma non denunzi le magagne del paese più libero del mondo. Non dissimile è la reputazione del Pr.

Noi che condividiamo la politica e le speranze di quel Partito radicale transnazionale che si è dato il fine di rivendicare e praticare il diritto -e il dovere- all'ingerenza attiva nonviolenta quando si tratti di violazioni dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo, non possiamo chiudere gli occhi di fronte ad una così grave denunzia da parte del Segretariato internazionale di Amnesty. E per questo scriviamo a Lei per chiederLe di farsi carico di questa denunzia, non sopportandola con fastidio o peggio con accuse ad Amnesty di ingerenza, tipiche di stati totalitari.

La denunzia di Amnesty impone che si apra finalmente in questi paese e in Europa il dibattito sulla funzione del servizio militare e di ogni servizio che l'ordinamento affermi essere funzionale alla difesa dello stato; il dibattito, quindi, sul concetto stesso di difesa, sulle vere minacce alla sicurezza che non possono ormai non identificarsi con la negazione del diritto alla vita e degli altri fondamentali diritti civili e umani per gran parte delle popolazioni sul pianeta. E quello -forse addirittura più urgente- sulla dignità di quell'obiezione di coscienza che porta a rifiutare il servizio militare o civile in quanto servizi resi allo stato. Non può liquidarsi tale scelta -sempre sofferta, sempre legata a valori- con l'unica, perentoria, quasi rituale soluzione del carcere. Ella non può rifiutare un ruolo attivo e propulsore in tal senso. Il primo passo di tale Suo impegno potrebbe esplicarsi proprio in occasione dell'inizio della discussione sulla riforma della legge italiana n.772/72 sull'obiezione di

coscienza.

L'accettazione del principio dell'affermazione di coscienza, con tutto il valore che questa ha di proposta vissuta, e non solo studiata, di alternative di sicurezza e di vita, è qualcosa che noi riteniamo una democrazia matura non può permettersi di negare. Solo uno stato etico, e quindi al fondo totalitario, può considerare non responsabile una scelta non gestita in ultima istanza dallo stato: ciò che non è servizio, ma scelta di vita.

Ella dovrebbe però' subito compiere un atto urgente, anche perché' questo paese possa liberarsi di una tale ignominia. E operare perché quei mille obiettori di coscienza siano liberati. Ripeta, Signor Presidente, quel che costituì' il primo atto del Suo settennato."

 
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