Roma, 10 ottobre - N.R. - La legge promozionale sulla esportazione delle armi, all'esame delle Camere, prevede l'intervento delle strutture militari e diplomatiche dello Stato a supporto delle industrie italiane di armamenti. Un principio che coinvolge l'intero paese nelle nefandezze che i mercanti di cannoni sono usi compiere per conseguire il massimo profitto.
Interviene sulle conseguenze di questa legge, Angelo De Feo già capo della II sezione dei servizi segreti militari.
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La legge sull'esportazione delle armi, che dovrebbe sanzionare l'asservimento dell'apparato militare agli interessi industriali, non è ancora stata approvata che l'industria cantieristica nazionale attribuisce alla scarsa assistenza del Ministero della Difesa e della Marina Militare, la mancata aggiudicazione di una commessa per la Grecia:
Premesso che non è affatto certo che le autorità militari e politiche dell'aggiudicatario abbiano concesso quell'aiuto che la nostra industria pretende dalle autorità nazionali, l'insuccesso forse si deve far risalire, più realisticamente, ai comportamenti irresponsabili e poco seri tenuti in occasione di precedenti commesse.
Tali comportamenti verranno a pesare non poco, ora che l'era delle guerre facili, con le sue vacche grasse, sembra avviarsi al tramonto. Occorre quindi che ognuno ritrovi, senza isterismi e vittimismi, una più giusta collocazione e una più chiara coscienza dei propri limiti.
Non possono nè devono ripetersi all'infinito fatti come quelli legati alla fornitura di pistole all'esercito USA, vinta da una nostra ditta grazie essenzialmente all'impegno del nostro governo ed all'interessamento personale dell'allora Ministro della Difesa.
Come è sufficientemente noto la commessa ci è stata contestata per la accertata inaffidabilità del prodotto; e parliamo di pistole, un genere in cui vantiamo grosse tradizioni.
"Nonostante quanto si vuol far credere, il prodotto delle nostre industrie, anche se pregevole, non avrebbe suscitato tanto interesse se fosse stato ceduto a precise condizioni... a riprova
sta il fatto che la nostra produzione, pur se a buon livello, non è stata mai tale da inserirsi, in forma significativa, nelle grande produzioni NATO" : questo è quanto ebbe a dichiarare al giudice Carlo Palermo, nell'ambito dell'inchiesta "armi contro droga", un ex agente dei servizi segreti, denunciato per propalazione dei segreti di Stato.