INTERVENTO DI ANGELO DE FEO, GIA' CAPO DELLA II SEZIONE DEI SERVIZI SEGRETI MILITARI.Roma, 15 dicembre - N.R. - Riportiamo di seguito un'intervento di Angelo De Feo, già capo della II sezione dei servizi segreti militari, sulla nuova legge che riguarda i dirigenti statali.
*********************
L'ennesima legge sulla dirigenza statale che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe scindere le competenze del politico da quelle del burocrate, sembra destinata a giungere in porto.
La norma, che ribadisce quanto già scritto nella costituzione e nelle leggi, si basa sugli stessi presupposti che hanno motivato, da circa mezzo secolo, i provvedimenti in materia, la cui finalità ultima resta il miglioramento del trattamento economico della categoria.
E ciò è dimostrato dal fatto che già l'articolo 2 del D.P.R. 30 giugno 1972, n·748, attribuiva ai dirigenti statali i compiti di "studio e ricerca; consulenza, progettazione, programmazione; emanazione di istruzione e disposizioni per l'applicazione di leggi e regolamenti; propulsione, coordinamento, vigilanza e controllo al fine di assicurare la legalità, l'imparzialità, l'economicità, la speditezza e la rispondenza al pubblico interesse dell'attività dei dipendenti uffici..."; un lungo e chiaro elenco di compiti che non aveva certo bisogno di ulteriori, inutili precisazioni
A parte quindi le solite, doverose eccezioni, non è possibile, allo stato attuale, non far dipendere la situazione di totale paralisi che caratterizza la nostra macchina statale, dallo scarso impegno e dall'incompetenza di chi assolve, nella pubblica amministrazione a funzioni dirigenziali.
Ci troviamo di fronte a uno dei pochi casi, forse l'unico, in cui si risponde, con incentivi economici, ad una situazione di sfascio e di inefficienza generali; era forse lecito attendersi dei provvedimenti di diverso indirizzo. Siamo ai limiti del paradosso di cui all'aneddoto riguardante Francesco II di Borbone, Re di Napoli: "Maestà-dice il consigliere di corte- la truppa mormora"; "Aumentate le paghe agli ufficiali" ordina l'imperturbabile sovrano. Se al mormorio della truppa sostituiamo il lamento dei milioni di pensionati e disoccupati, che vivono tra sopprusi ed inefficienze, al limite della sopravvivenza, il gioco è fatto.
Le competenze del politico e del burocrate sono già distinte, in quanto è risaputo che la decisione spetta sempre e solo al politico, anche se nessuna scelta politica può prescindere dalla realtà tecnica. Conseguentemente la partecipazione di chi ha responsabilità dirigenziali o di comando, diventa un diritto dovere nel processo decisionale, che è cosa assai diversa della decisione.
Vi sono però dei settori dello Stato come quello militare, in cui anche una scelta, apparentemente tecnica, diventa fatto essenzialmente politico. Ci si riferisce, ad esempio, alla costruzione di una portaerei, specie se questa presuppone la costituzione di una aviazione per la Marina, o all'acquisto e alla vendita di un'arma, piuttosto che di un'altra.
Parimenti decisioni squisitamente politiche possono diventare, in alcuni casi l'approvazione o la rescissione di un contratto e la promozione o la degradazione di uomini che si sono distinti, nel bene o nel male. Ecco perché, quando i nostri vertici militari, facendo quadrato, hanno costruito un'unità navale che l'autorità politica non aveva autorizzato, o quando hanno acquistato armi che non rispondevano alle esigenze del modello di difesa previsto dalla nostra Costituzione, o quando non hanno applicato la disposizione impartita dal ministro di rescindere un contratto, ed anzi, hanno risposto provocatoriamente, affidando alla ditta una ulteriore commessa, o quando hanno irriso alla volontà del ministro di procedere alla degradazione di alcuni alti ufficiali dei servizi segreti, facendo dichiarare nel nulla l'invito e dichiarando l'incompetenza in materia dell'uomo politico, si è compreso, in modo chiaro ed inequivocabile, che i centri decisionali sono traslati negli uffici degli alti burocrati.
Non di confine fra sfera delle scelte tecniche e quella delle decisioni politiche si deve quindi parlare, ma di riappropriazione delle competenze costituzionali da parte del parlamento e degli uomini di governo.
E' vero che vi sono molti casi in cui i due centri si sono trovati concordi nel perseguire obiettivi; mi riferisco al caso Locheed, alle tangenti per le navi all'Iraq, al caso delle carceri d'oro, ecc, ma questi sono fatti di corruzione e malgoverno che nulla hanno a che vedere con quanto stiamo dicendo e che certamente non possono essere combattuti con questo tipo di provvedimenti.