Roma, 21 gennaio-N.R.-Tra oggi e domani sarà ultimata la raccolta dei moduli con le firme per l'appello che chiede alla Corte Costituzionale di non rinviare la decisione in merito ai referendum consultivi sardi sulla base USA di S. Stefano a La Maddalena e di garantire comunque il diritto al referendum.
La campagna è riuscita, e lunedì 23, alla vigilia della riunione della Corte Costituzionale che discuterà della legittimità dei referendum sardi sulla base USA de La Maddalena, Marco Sappia, del Partito Radicale, del Comitato promotore dei referendum, consegnerà al Presidente della Consulta le firme sottoscritte da 10.000 cittadini.
I firmatari ribadiscono così che l'uso del referendum è un diritto sancito dalla Costituzione e dallo Statuto sardo ma non è tutelato come dovrebbe dalle leggi esistenti. Non solo per la Sardegna.
I firmatari pertanto vogliono sapere subito se possono esprimersi sui quesiti referendari ammessi dall'Ufficio Regionale per i referendum, e in caso negativo saperne la motivazione. Un'eventuale ritardo delle motivazioni della Corte comporterebbe di fatto una sospensione del diritto al referendum (data la diversità delle obiezioni sollevate dal governo), e persino si potrebbe ipotizzare una limitazione del diritto del Consiglio Regionale di presentare leggi in Parlamento.
Una cosa è certa: non si può aspettare che siano state fatte le elezioni regionali, come ufficialmente chiesto dalla DC e dal PRI sardi.
Oltre i principi del diritto costituzionale, da difendere ci sono anche - e non sono certo secondarie- le esigenze della collettività per la tutela della salute pubblica e della sicurezza, e queste diecimila firme impongono risposte chiare, responsabili e definitive ai politici, ai governanti affinché nelle sedi istituzionali opportune facciano sentire la propria presenza.
Si può essere filoamericani nella maniera più becera, filonucleari nel modo più incosciente e suicida, ma chi si assume incarichi di governo, dal sindaco de La Maddalena al Presidente della Regione, deve innanzitutto preoccuparsi della salute e della tutela dei propri amministrati. Per legge.