Praga, 23 gennaio-N.R.-L'agenzia Notizie Radicali pubblica oggi integralmente un documento di 'Charta 77, che si riferisce alla delicata situazione che si sta verificando in Cecoslovacchia.
Il documento è sottoscritto dal portavoce di Charta 77 Tomas Hradilek, in sostituzione dei suoi due compagni, Dana Nemcova e Sasa Vondra che si trovano in galera.
Egregi signore e signori, recentemente avete firmato un documento nel quale tutti i partecipanti al Processo di Helsinki, si impegnano ad astenersi da qualsiasi azione che trasgredisca le decisioni dell'Atto Finale e altri documenti KSZE, rifiutando le azioni che ostacolano i rapporti e lo sviluppo della collaborazione.
Domenica 15 gennaio la polizia a Praga attaccava brutalmente con blindati, idranti, gas lacrimogeni e cani poliziotto una pacifica dimostrazione di cittadini cecoslovacchi che volevano ricordare il suicidio dello studente Jan Palach vent'anni fa sulla piazza San Venceslao, che con la sua azione voleva dimostrare la sempre crescente demoralizzazione della società a causa dell'invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Un gruppo di manifestanti che con autonoma iniziativa voleva deporre sul luogo della sua azione dei fiori è stato arrestato. Polizia e milizia poi davano la caccia fino a sera a migliaia di cittadini, che volevano assistere all'evento; tanti di loro sono stati picchiati e sono stati messi in azione gli idranti. Alcuni partecipanti sono stati anche feriti gravemente.
Lunedì 16 gennaio la polizia ha ripetuto l'azione. Potevano ancora domenica, almeno fingere che dovevano chiudere la piazza San Venceslao, perché dovevano impedire la realizzazione della minaccia anonima che di nuovo ci sarebbe stata una fiaccola umana.
Quando alcuni rappresentanti di iniziative autonome hanno deposto dei fiori sul monumento San Venceslao, senza peraltro che invitassero altri cittadini a fare altrettanto, sono stati arrestati. La polizia chiudeva il centro della città e sotto l'attacco dei blindati, idranti e gas lacrimogeni dividevano le migliaia di cittadini che si trovavano al centro. Solo la brutalità della polizia causava la protesta ad alta voce. Il brutale procedere contro cittadini pacifici e gli arresti di quattordici rappresentanti di iniziative autonome e altri cittadini dimostra che la prova di forza è un preciso atto politico. Le autorità cecoslovacche, che rappresentavano la potenza dello Stato, hanno firmato il documento viennese sotto la pressione dello sviluppo della situazione internazionale, ma in realtà cercano di impedire ogni sviluppo in direzione democratica, sviluppo autonomo, libero pensiero e iniziative dei cittadini. Per questo negli ultimi tre mesi aumentano gli attacchi verso gruppi autonomi e hanno arrestato,
per esempio, giovani attivisti del movimento autonomo per la pace, di cui sono ancora in stato di reclusione Thomas Dvorac e Hana Marvanova, lo stesso Petr Cibulka il quale per difendere la cultura autonoma rischia fino a dieci anni di galera; altrettanto Eva Vidlerova che prendeva solo parte alla sua difesa e Ivan Jirous che nel caso di condanna rischia fino a cinque anni per la sua petizione con l'indicazione della responsabilità degli organi di Stato della morte del detenuto Pavel Wonka. Nell'ospedale psichiatrico è ancora rinchiuso Augustin Navratil, autore di una petizione per la libertà religiosa e la divisione della Chiesa dallo Stato, che è stata firmata da più di mezzo milione di persone.
Ma non solo la Cecoslovacchia ferisce direttamente i principi concordati nel Processo di Helsinki. Le autorità della RDT criminalizzano sistematicamente i cittadini e costringono alla emigrazione gli attivisti di iniziative autonome.
Per esempio, in occasione del settantesimo anniversario dell'omicidio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, i manifestanti sottolineavano che "la libertà è sempre libertà per chi pensa diversamente" e protestavano contro il divieto di film e riviste sovietici, poco prima della firma del documento finale viennese, venivano arrestate a Lipsia qualche centinaio di persone, delle quali otto sono ancora in galera sotto l'accusa di disturbo dell'ordine statale e per questo possono essere condannati a cinque anni di reclusione.
Una settimana prima della firma del patto viennese le autorità bulgare arrestavano sette attivisti della società autonoma per i diritti umani tra l'altro perché avevano dato interviste a stazioni radio occidentali.
Concludendo: da questi fatti si può capire che si stanno formando dei gruppi di governi che sono contro ogni cambiamento positivo nella parte Est dell'Europa, impedendo inoltre l'avvicinamento all'Europa che è un elemento attivo significativo del Processo di Helsinki. Nel caso si voglia procedere allo sviluppo positivo, non può essere nè negato, nè tollerato che, per alcuni governi, i documenti che hanno firmato con ipocrisia non sono più che pezzi di carta.
Solo il tempo dimostrerà se la firma dei governi di trentacinque stati partecipanti al documento, con le clausole contrattuali, verrà rispettata da una parte di loro che pure sembra non volerla rispettare, nonostante diventi un impulso per il miglioramento della situazione nell'ambito dei diritti umani, e se trova sufficiente giustificazione il procedimento dei governi che a Vienna, nella conferenza di seguito, hanno dato precedenza al suo fallimento, per questo è indispensabile non solo pazienza ma anche fermezza.
Prendete per favore in considerazione, nel giudicare la situazione della Cecoslovacchia, che le unità di polizia non sono state assolutamente usate contro masse fanatiche ma contro partecipanti di un atto di riverenza, e che Stanislav Penc jun., Jana Petrova, Sasa Vondra, Jana Sternova, David Nemec, Dana Nemcova, Ota Veverka e Petr Placak insieme con Josef Zocec, Marek PtaceK, Vaclav Kratochvil, Jitka Vavrikova, Jiri Fiala e Vaclav Havel non si trovano in galera perché hanno messo delle bombe, ma bensì perché hanno deposto dei fiori.