Roma, 26 gennaio-N.R.-A proposito dell'esecuzione di Ted Bundy Paolo Pietrosanti -Direttore del giornale Notizie Radicali e animatore del Coordinamento 'Non Uccidere'- ha oggi dichiarato:
<I delitti paurosi commessi da Ted Bundy non possono ovviamente essere piattamente messi a confronto con il delitto di cui egli stesso, ieri, è stato vittima -non per un diverso grado di malvagità e follia, beninteso, ma perché obiettivamente disomogenei-; può invece riflettersi su due considerazioni.1) La terribile sequela di delitti di cui Bundy è stato autore sono stati da lui consumati a causa di suoi gravi problemi psicologici, di dissociazioni gravissime della sua personalità che appaiono palesi (di fronte ad essi la scienza e la intera società americana innalza bandiera bianca, e si libera del corpo del reo).
2) La pena di morte comminata a Bundy è il risultato di un processo decisionale lungo più di dieci anni, cui hanno istituzionalmente partecipato decine o centinaia di persone, e che ha visto il concorso morale di una massa enorme di persone che lucidamente ha invocato l'assassinio di Bundy: si è giunti quindi alla decisione di sopprimere una vita umana con il massimo grado possibile di premeditazione e con la partecipazione di un numero elevatissimo di concorrenti. Quello che sconcerta è che in una società evoluta come quella Usa non riesca ad aprirsi come si deve un dibattito sulla legittimità e sulla liceità della pena di morte. E' vero che attraverso essa passano problemi giganteschi interni alla stessa società americana, ma sembra impossibile che si levino soltanto isolatamente pur autorevolissime voci contrarie. Noi con 'Non Uccidere' e con Paula Cooper abbiamo ottenuto alcuni risultati e fatto sì -possiamo dirlo- che almeno in alcuni settori della società Usa un certo dibattito si sia aperto: si tratta
di un grande passo di civiltà.
Sappiamo che il Presidente Bush è assolutamente favorevole alla pena capitale, e nulla lascia sperare che con lui la attuale composizione "reaganiana" della Corte Suprema di Washington potrà modificarsi, se non "in peggio". Ma noi non possiamo esimerci dal riaffermare che la battaglia per la vita di Paula Cooper è la battaglia su un simbolo, e che il nostro obiettivo è l'abrogazione della pena capitale in primo luogo negli Usa, in un paese di democrazia politica la permanenza nel quale della pena di morte legittima ogni sopruso perpetrato dai peggiori regimi autoritari e militaristi e la loro stessa sussistenza. Sappiamo che è un sogno; sappiamo che è difficile. Ma sappiamo pure che questo è lo stesso sogno di M.L.King.
Voi sapete che questo sogno è anche il vostro, che è sogno lucido, concreto. E sapete che già alcuni importanti risultati abbiamo ottenuto. Dobbiamo farcela; chi ci conosce sa che se lo diciamo è perché qualche speranza esiste, e perché stiamo approntando una campagna alla cui forza civile sarà difficile per chiunque sottrarsi.>>