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Agora' Agora - 7 febbraio 1989
EUROPA: 10 ESPONENTI E PARLAMENTARI RADICALI:"SI ALLA LISTA COMUNE VERDE, ALTERNATIVA, LIBERTARIA, NONVIOLENTA ALLE EUROPEE".

Roma, 7 febbraio - N.R. - In un articolo che sarà pubblicato domani da "Il Manifesto", dieci esponenti radicali si dichiarano a favore della comune "lista verde, alternativa, libertaria, nonviolenta" per le elezioni europee e per "nuove aggregazioni per la riforma del sistema politico italiano".

L'articolo è sottoscritto da: Francesco Rutelli; Adelaide Aglietta; Giovanni Negri; Massimo Teodori; Emma Bonino; Franco Corleone; Emilio Vesce; Adele Faccio; Maria Teresa Di Lascia; Renè Andreani.

"L'appello dei trenta intellettuali, ecologisti, rappresentanti di associazioni di base per "una comune lista verde, alternativa, libertaria, nonviolenta" e soprattutto perché persone e organizzazioni "aprano i reciproci confini" e si ritrovino "intorno a comuni obiettivi" , ci sembra un'iniziativa giusta, presa al momento giusto. Ci auguriamo che abbia fiato e gambe per camminare. Per parte nostra, ci sentiamo impegnati a sostenerla e farla crescere. Con particolare interesse, intanto, registriamo il fatto che le adesioni stanno arrivando a questa iniziativa - più ancora e prima che da organizzazioni coinvolte in un ipotetico "cartello" - da cittadini, gruppi, associazioni, che hanno storie e battaglie alle proprie spalle e rispondono a questa suggestione con l'atteggiamento di chi pronuncia un liberatorio "finalmente!".

Finalmente si potrebbero superare divisioni in grandissima parte ormai artificiali; finalmente, si potrebbe prospettare una demolizione delle attuali forme organizzate ed il sorgere di qualcosa completamente nuovo; finalmente si potrebbe dare un contributo creativo di crescita concreta e vitale ad un disegno di alternativa. Pur tra sottolineature di differenze-che ci sono, e che per tanti versi rappresentano una forza, una ricchezza, anziché un freno- abbiamo potuto cogliere tra molte persone con cui abbiamo discusso in questi giorni un moto spontaneo di simpatia, associato al timore che un'idea così semplice e bella possa essere sprecata dalle differenze e dagli egoismi, dalle piccole o grandi ostilità stratificate. La lettura che noi - certo non rappresentanza del partito radicale, che si dato ambiti ed obiettivi transnazionali - riteniamo di offrire in questo dibattito (che è partito con il piede giusto grazie all'articolo di Alex Langer) è anche una lettura di "contesto politico", esplicita e diretta.

Noi siamo convinti che l'appuntamento elettorale di giugno presenti una caratteristica allo stesso tempo vantaggiosa e pericolosa: può marcare mutamenti significativi nei tradizionali assetti di forza; i nuovi assetti potrebbero però precipitare la politica italiana in un quadro radicalmente peggiorato: un'affermazione trionfale dei socialisti collegata ad un crollo del Pci e ad una sostanziale liquidazione dei partiti laici realizzerebbe una politica di potere e di annessioni e (dopo il voto, con la riproposizione di riforme elettorali ed istituzionali, o uno scontro che porterebbe a nuove elezioni generali), incoraggerebbe rapide svolte di consolidamento di questa politica ed ulteriori dinamiche di smembramento ed annessioni in realtà prive di prospettiva se non di conferma partitocratica. In questo modo, la tranquilla conferma (o crescita) dell'attuale forza elettorale separata di "quelli del 7%", potrebbe semmai farci trovare chiusi in una "riserva", assai poco al sicuro dalle ricadute devastanti di

questo contesto generale. Ecco perché ci si presentano simultaneamente due esigenze: fornire una risposta creativa che superi la riproposizione di partitini e neopartitini; fornirla subito, prima che divenga impossibile tentarvi. Ci auguriamo non sia ignorata o trascurata la scelta radicale di ridiscutere drasticamente lo strumento-partito e soprattutto di adottare una dimensione di lotta politica transnazionale e, in Italia, di contribuire trasversalmente al disegno di alternativa (anche tentando di orientare iscritti, elettori, opinione pubblica, secondo le loro propensioni e sensibilità culturali e "d'area" in modo da non agevolare in alcun modo e per nessuna via l'irresponsabile azione di un Psi, in cui attuali obiettivi e valori non è possibile associare ad alcuna politica riformatrice e di rinnovamento): essa si incontra ottimamente con le esigenze poste dall'appello di Sciascia, Fo, Bettini e degli altri. Ci parrebbe pazzesco se proprio dal versante più nuovo ed attivo dell'esperienza ambientalista,

di sinistra, democratica, venissero oggi segnali di arroccamento e chiusura (e vogliamo dire con tutta franchezza a quei compagni verdi che hanno replicato freddamente o aspramente a questo appello, che non è così facile e automatico restare immuni dai "meccanismi tradizionali" della politica. Anche noi radicali - che pure, ad esempio, abbiamo devoluto alla radio il finanziamento pubblico e praticato vasti ricambi di responsabilità nel partito e in parlamento - non ci consideriamo affatto immunizzati). Con il Pci di Occhetto, che finalmente rimette in discussione la propria politica ed i propri metodi, sino ad ipotizzare per sè non solo nuove denominazioni ma nuovi modelli organizzativi; con un Psi che, se non trionfasse alle europee sarebbe costretto a revisionare l'attuale suo carattere autoritario"; con la profonda crisi e ridiscussione degli assetti e delle stesse prospettive che sono in atto tra i partiti laici; con un conflitto entro Democrazia proletaria che ha fondamenti estremamente onesti e seri:

tutto questo deve spingere l'ambientalismo italiano a fornire una risposta creativa, come dice l'appello," per assecondare un processo di aggregazione che può aprire nuove speranze e spazi". In questo senso - insistiamo - è fondamentale una disponibilità ad uscire dai recinti e ad incontrare per strada gente comune, candidati possibili, rappresentanti di fenomeni associativi, senza paura delle loro diversità; consapevoli tutti che è tempo di dare risposte nuove, di governo reale della società e delle istituzioni, convergenti verso la riforma democratica del sistema politico italiano.

Riuscire in questo, significherà davvero "sapersi proporre alla gente come moltiplicatori di iniziativa, di impegno, di alternativa", come proprio ci viene richiesto dall'appello per una lista comune alle elezioni europee.

Il cammino è iniziato, non interrompiamolo.

 
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