Roma, 15 febbraio - N.R. - "Il leader di uno Stato sovrano, che fa parte dell'ONU, sentenzia, senza alcun processo, la pena di morte nei confronti di un cittadino di un altro Stato, e da ordine, in nome del suo potere religioso, ad ignoti seguaci sparsi in tutto il mondo di compiere l'assassinio. Il fatto è senza precedenti e viola, oltre che tutte le norme internazionali e nazionali anche i confini che hanno sempre, fino ad oggi, separato il fanatismo religioso o politico dal diritto degli Stati. E' nei fatti l'atto di fondazione di un nuovo diritto positivo internazionale che mette in mora ogni ordinamento e pratica giuridica esistente.
La risposta internazionale non può non essere altrettanto forte della sfida che giunge dall'Iran.
E' necessario che, subito, i Capi di Stato e gli europei in primo luogo, rispondano con ogni strumento a loro disposizione.
Il Presidente del Consiglio italiano, De Mita, e il Ministro degli Esteri, Andreotti, devono farci sapere oggi stesso quali passi hanno compiuto e quali intendano compiere per far rientrare la minaccia Khomeini.
Ma al tempo stesso l'ordine di morte che pende su Rushdie deve provocare subito e in primo luogo la risposta di scrittori, giornalisti, intellettuali: non è in gioco soltanto la vita di un cittadino britannico - la cui protezione ad altri è affidata - , sono in gioco la libertà di opinione, di pensiero e di stampa, le libertà liberali e le regole di convivenza fondamentali.
Il nazi-islamismo di Khomeini è un virus a diffusione istantanea, molto più temibile di ogni altra infezione ideologica o nazionalistica.
Deve essere immediata la fondazione in ogni paese, ad opera delle associazioni di giornalisti, scrittori, intellettuali, e dei singoli di un Comitato Rushdie, a difesa e promozione di quei valori di libertà e dialogo che sono così drammaticamente messi oggi in gioco".