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Agora' Agora - 16 febbraio 1989
PSI: RADIO RADICALE INTERVISTA LINO MICCICHE'. "LA QUESTIONE E' CERTAMENTE SECONDARIA RISPETTO AI GRANDI PROBLEMI DEL PAESE MA...NON ME NE SONO ANDATO PER QUESTO MA SU QUESTO".

Roma, 16 febbraio - N.R. - Intervistato da Radio radicale sulle sue dimissioni dall'Avanti e dal PSI, Lino Miccichè, presidente del sindacato critici cinematografici e vecchio militante socialista ha, tra l'altro, dichiarato:"La questione è certamente secondaria rispetto ai grandi problemi del paese, ma come risulta abbastanza chiaro dalla lettura della lettera di mie dimissioni apparse sull'Avanti, non me ne sono andato per questo, ma su questo. Da qualche anno a questa parte io ho sentito maggiormente il disagio della permanenza in un partito dove, io, ahimè lombardiano, condividevo sempre di meno posizioni e soluzioni politiche e dove comunque il costume interno si andava imbarbarendo al punto che non era più possibile (e non lo è tuttora) ai compagni iscritti (e meno che mai ai simpatizzanti) essere in qualche modo partecipi, esprimendo una loro opinione, a quel formarsi della volontà di un partito che un partito dovrebbe esprimere sulle cose. Dove ai militanti accadeva di leggere, a cose fatte, sul gi

ornale, le decisioni prese senza essere mai consultati in nessuna veste, in nessuna sede, in nessuna occasione.

Le basti pensare che la "commissione cinema" della direzione nazionale (di cui io credo di far parte) non è convocata da 8 o 9 anni. Eppure nel frattempo il partito prendeva decisioni sul centro sperimentale e sulla mostra di Venezia, sul cinema e sugli spots pubblicitari, sul gruppo cinematografico pubblico e sui rapporti cinema-tv. Restavo, resistendo a questa pressione psicologica che dà il senso dell'inutilità del militare in una macchina che non permette altro che l'obbedienza. Restavo, perché nell' Avanti ero riuscito (si capisce a prezzo di sforzi e di qualche necessario compromesso, con le cautele che mi derivano dall'essere in qualche modo un militante) a conservare uno spazio autonomo, dove sia pure dialetticamente, rispetto alle posizioni del partito, potevo affermare delle linee, condurre delle battaglie come accadde in occasione della mostra di Venezia dell'anno scorso conclusasi poi con l'elezione di Biraghi.

Il giorno in cui su una questione che è sì piccola, ma che investe problemi di principio, mi è stato vietato, non solo di esprimere un'opinione, ma addirittura di replicare ai modi insultanti con cui l'opinione altrui veniva espressa anche nei miei confronti, non ho potuto che prendere atto che quel limitato spazio autonomo che io avevo non c'era più".

 
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