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Agora' Agora - 18 febbraio 1989
ARMA DEI CARABINIERI: INTERVENTO DI ANGELO DE FEO, CAPITANO DI FREGATA, GIA' CAPO DELLA II SEZIONE DEI SERVIZI SEGRETI MILITARI.

Roma, 18 febbraio - N.R. - L'agenzia NR pubblica oggi un intervento di Angelo De Feo, capitano di fregata, già capo della II sezione dei servizi segreti militari:

"Il quarto comma dell'art.19 della legge 11 luglio 1978, n.382, "Norme di principio sulla disciplina militare" dice testualmente: "Le competenze dell'organo centrale di rappresentanza riguardano la formazione di pareri, di proposte e di richieste su tutte le materie che formano oggetto di norme legislative o regolamenti circa la condizione, il trattamento, la tutela - di natura giuridica, economica, previdenziale, sanitaria, culturale e morale - dei militari...Tali pareri, proposte e richieste sono comunicate al Ministro della difesa..." e l'art.26 precisa che "sono abrogate tutte le disposizioni legislative in contrasto con le norme della presente legge".

Non sembra quindi scevra da critiche la decisione adottata dai vertici militari, e appoggiata in ogni sede dal Ministro della Difesa, di denunciare alla Procura militare di Roma i 23 membri del Consiglio della rappresentanza dei carabinieri che hanno raccolto in un dossier, consegnato al ministro, le ragioni del malessere dell'arma, evidenziandole con esempi, particolarmente forti, raccolti provincia per provincia, comando per comando.

Ma se anche l'iniziativa dei vertici politico-militari fosse corretta, resterebbe da chiedersi se gli stati maggiori hanno perseguito, con analoga severità, gli alti ufficiali coinvolti in tanti casi di depistaggio?.(Peteano, Bologna,ecc.), nelle tante interconnessioni con gruppi malavitosi e terroristici (Cirillo, Piazza Fontana, ecc.) e, sia direttamente, sia indirettamente, attraverso uffici di import-export di comodo, nel traffico delle armi.

A riprova di quanto distorto sia stato l'uso del mezzo legislativo da parte dei vertici politico-militari si ricorda che prima del caso che stiamo trattando, un solo ufficiale è stato denunciato alla magistratura ed è stato, precisa un'interpellanza radicale, sottoscritta anche da deputati di altri gruppi, proprio quell'ufficiale che ha rivelato al giudice istruttore comportamenti non proprio legittimi dei propri superiori.

Forse ci troviamo dinanzi a veri casi di terrorismo psicologico e la scarsa attenzione che il governo vi presta potrebbe essere la cartina di tornasole per comprendere lo stato di assolutà libertà che gli alti burocrati, civili e militari, godono nell'ambito degli organismi di autotutela al fine di garantirsi potere e impunità. E a nulla vale dire che le denunce sono palesemente infondate, per cui non avranno pratiche conseguenze: le pesanti spese di giustizia, gravanti su persone che certamente non godono di alte remunerazioni; il forte stress cui per molti anni gli interessati dovranno essere sottoposti, in attesa che l'azione penale giunga a compimento, ed i dubbi discendenti da interpretazioni non sempre certe della norma, sono già dei potenti mezzi di coercizione che assicurano, senza traumi per la gerarchia, la sopravvivenza di istituti, regolamenti ed usi che, nel nostro apparato statale avrebbe dovuto da tempo essere accantonati in quanto ormai è provato che servono più ad assicurare protezione e cop

ertura a disonesti, intrallazzatori o solamente inefficienti, anzichè salvaguardare e difendere i superiori interessi della comunità o, per limitarci alla cosa più lecita, per non far perdere al "capo" la prerogativa di essere l'unico interlocutore dell'autorità politica, con il risultato di rappresentare situazioni di comodo (per tutti i noti esempi delle vacche a Fanfani e degli aerei a Mussolini).

Non si vorrebbe semplificare eccessivamente, ma non è da escludere che proprio in questi fatti risiedono le cause dei tanti mali che interessano il nostro apparato statale, le nostre forze armate e, per intuibili ragioni in forma più evidente, la nostra più prestigiosa arma dell'esercito".

 
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