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Agora' Agora - 1 marzo 1989
INQUINAMENTO INDUSTRIALE DELLE ACQUE DELL'ADIGE.INTERROGAZIONE DI BOATO , CORLEONE, SPADACCIA, STRIK LIEVERS DEL GRUPPO FEDERALISTA EUROPEO ED ECOLOGISTA AI MINISTRI DELL'AMBIENTE, DEI LAVORI PUBBLICI E DELL'INDUSTRIA, DEL COMMERCIO E DELL'ARTIGIANATO.

Roma, 1 marzo - N.R. - E' stata presentata dai senatori Boato, Corleone, Spadaccia, Strik Lievers del Gruppo Federalista Europeo ed Ecologista la seguente interrogazione ai Ministri dell'ambiente, dei lavori pubblici e dell'industria, del commercio e dell'artigianato:

premesso:

che i sindaci di 24 comuni del Veneto hanno vietato l'utilizzazione per consumo umano dell'acqua proveniente dagli acquedotti, a causa dell'inquinamento del fiume Adige;

che così si è espresso in consiglio comunale (il 13 febbraio 1989) il sindaco di Rovigo, Carlo Piombo, lapidariamente enucleando anni di paure locali e di sospetti "verso nord", di denunce puntuali, di richieste di controlli e di interventi pubblici da parte delle associazioni ambientalistiche (WWF, Italia Nostra, Lega Ambiente) e delle Liste Verdi del Trentino e del veronese:

"E' necessario fare i nomi di quelle aziende dell'area industriale roveretana che noi ipotizziamo inquinino le acque del fiume Adige e quindi anche il nostro acquedotto. E' indispensabile pertanto verificare fino in fondo le eventuali responsabilità della Roferm e della Siric";

che la città di Chioggia ha dovuto chiudere l'erogazione di acqua dal proprio acquedotto (il 6 febbraio 1989) per un "pestilenziale odore prodotto da un solvente chimico scaricato nel fiume Adige", presumibilmente nel basso Trentino, ovverossia nel roveretano;

che è opportuno rammentare che le città venete di Rovigo e di Chioggia non hanno alternative all'approvvigionamento di acqua potabile dal fiume Adige, non potendosi (Rovigo in particolare) servire del fiume Po, decisamente più inquinato, più difficilmente controllabile e anche meno "risanabile" a breve termine;

che era intervenuta nel corso del 1988 la provincia di Trento, con un provvedimento di chiusura della azienda Siric, ma il provvedimento era stato annullato dal TAR nel settembre 1988 su ricorso dell'azienda stessa;

che nel periodo di cessazione forzata dell'attività sembra non essersi riscontrato a Rovigo il fenomeno dell'acqua "potabile" maleodorante, verificatosi invece in precedenza e denunciato più esplicitamente in questi giorni;

che è stata recentemente (gennaio 1989) segnalata un'attività domenicale "sospetta" nel piazzale della medesima Siric di lavaggio di fusti metallici con liquidi (presumibilmente solventi chimici) poi rovesciati nel fiume;

che sono emersi infine "clamorose" e gravi perdite di quintali di sostanze velenose" dallo stabilimento della Roferm all'inizio di febbraio, che hanno provocato l'interessamento del servizio protezione ambiente della provincia autonoma di Trento e della maggioranza di Rovereto;

che è superfluo ricordare l'importanza del fiume Adige - il secondo d'Italia, per la sua lunghezza che attraversa il Sudtirolo,il Trentino e il veneto sudorientale - ma non è superfluo ricordare le denunce sempre più frequenti e gravi sulle diverse cause e "canali" di inquinamento, dalla sua sorgente alpina nel sudtirolo fino alla foce veneta nell'Adriatico;

che fin dalla sorgente e in tutta la Val Venosta, l'Adige risente anche gravemente degli scarichi delle stalle per l'allevamento zootecnico, della sottrazione d'acqua per uso idroelettrico, dei rilevanti "depositi d'immondizia" e corre il pericolo di un sovrappiù di cementizzazione degli argini di nuovi bacini;

che in corrispondenza dei più grossi centri abitati - come Merano, Bolzano, Trento, Rovereto, Verona e Rovigo - il fiume risente delle assenze di depuratori (come a Merano, Bolzano e Rovereto) o delle loro carenze;

che a Trento sembra che - in situazioni metereologiche particolari - l'intero sistema fognario resti paralizzato (a spese dell'Adige naturalmente), e va segnalata comunque una enorme discarica controllata (di scala provinciale) proprio a ridosso dell'argine destro, subito a monte della città;

che la Vallegarina presenta (nel Trentino) il maggior numero di problemi: una costellazione di discariche abusive lungo il corso del fiume, la maggior concentrazione di fabbriche della provincia (al margine di una città ancor priva di depuratore), le dighe idroelettriche di Mori ed Ala, ostacoli permanenti al naturale deflusso idrico ( causa dell'inaridimento biologico per lunghi tratti e del venir meno della capacità autodepurativa del fiume);

che i principali affluenti - dall'Isarco al Noce, dall'Avisio al Fersina, fino al Leno - convogliano tutti una buona dose di "inquinanti" costantemente (come il Noce, che attraversa la plaga agricola intensiva della Val di Non) o più saltuariamente (come nel caso degli "ettolitri di olio nelle acque del Leno della ex cartiera Ati", del dicembre 1988, e in simili periodici attentati alle acque del Fersina).

gli interpellanti chiedono di sapere:

1)se il governo sia al corrente della situazione drammatica denunciata dalle città di Rovigo e Chioggia, circa la non potabilità dei propri acquedotti, e in altre decine di comuni del Veneto;

2)quali provvedimenti intenda assumere nei confronti delle aziende del roveretano che scaricano in Adige le sostanze che sin dall'estate scorsa hanno fatto dichiarare ad esperti delle Usl di Rovigo "rischioso per la popolazione bere l'acqua dell'Adige", aziende che sarebbero state individuate dal "rapporto Tessari", compilato su richiesta della magistratura di Rovigo e inviato per competenza a tutti gli uffici giudiziari territorialmente competenti;

3)se esista un monitoraggio territorialmente distribuito e temporalmente sistematico (anche domenicale)sullo stato di inquinamento delle acque dell'Adige e dei principali affluenti;

4)se non ritenga necessaria un'ispezione ad hoc nelle aziende "sospettate" per verificare le sostanze utilizzate nel processo produttivo e le relative modalità di smaltimento, anche per un'analisi mirata del contenuto degli scarichi;

5)se siano verificate ed attendibili le ragioni in base alle quali il TAR ha permesso la ripresa della produzione della Siric (1988);

6)se non si ritengano fondate le preoccupazioni per i ritardi nell'avvio dei lavori del nuovo depuratore di Rovereto, avanzate in un'interrogazione della Lista verde nel consiglio provinciale di Trento il 30 gennaio 1987;

7)quale forma di coordinamento e confronto sistematico delle informazioni tra le diverse autorità amministrative dell'Alto Adige Sud-tirol, del Trentino e del Veneto (veronese e polesine) esista o come si intenda organizzarlo, postane la evidente necessità.

 
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