Roma, 4 marzo - N.R. - Cade il segreto di Stato sul traffico delle armi ed i documenti richiesti sono inviati al giudice Carlo Mastelloni, della Procura di Venezia.
Un fatto di ordinaria amministrazione, se non riguardasse l'uso improprio di uno dei più sacri istituti che l'ordinamento ha messo a disposizione delle massime autorità dello Stato, in difesa della sicurezza del Paese e della salvaguardia delle sue libere istituzioni.
Il segreto di Stato o esiste o non esiste. Se esiste è inamovibile fino alla scadenza temporale dei termini fissati dalla legge; se viene apposto e rimosso secondo il "capriccio del sovrano" è possibile che non è mai esistito e e che è stato impiegato, su ispirazione di centri malavitosi e di gruppi che nel nostro Paese operano con logiche mafiose, per coprire camarille ed intrallazzi.
In sintesi sembra trattarsi di questo:
a) alcune ditte nazionali, in possesso di regolari autorizzazioni, hanno fornito, in forma diretta o indiretta, armi al Sud Africa, infrangendo così l'embargo ONU che, ricordiamolo, è una legge dello Stato. Si apprenderà poi che dietro questo traffico v'era un giro di tangenti, che aggirantesi intorno al 3% del valore, in favore di un partito di governo (in codice: operazione Piave).
Tutto questo avveniva con la piena consapevolezza dei nostri servizi segreti che, istituzionalmente, dovrebbero svolgere una funzione garantista in difesa della sicurezza nazionale, nell'ambito del comitato interministeriale speciale, l'organismo che, di fatto, autorizza il rilascio delle licenze d'esportazione.
Nel corso delle indagini svolte dal giudice Mastelloni sarebbe invece emerso che agenti dei servizi segreti venivano inviati nei porti d'imbarco per impedire che le autorità, istituzionalmente preposte al controllo dei traffici, mettessero le mani sull'affare.
Non v'è dubbio quindi che, fino ad oggi, ci si è trovati di fronte ad un segreto di Stato apposto in modo improvvido e malaccorto, rinforzato, per soprammercato, da una denuncia, per propalazione di segreto di Stato, avanzata contro l'unico elemento che avrebbe concorso a far chiarezza sui fatti.
Nonostante l'assurdità della pretesa delle autorità politico-militari si è dovuto attendere molti anni perchè si permettesse che chiarezza fosse fatto su almeno parte di questa sporca vicenda.
Lo Stato in nessun caso può delinquere; la legge non può difendere diritti illegittimi; due principi fondamentali del nostro ordinamento che sono stati ignorati per molti anni. E poichè, con analoga leggerezza si è sperato anche nel fornire armi a paesi gravitanti nell'area mediterranea, facendo nascere quella minaccia dal Sud che ormai assorbe parte delle nostre risorse, è possibile che i magistrati prendano l'iniziativa di indagare se, per pochi o molti, non possa ipotizzarsi il delitto di attentato alla sicurezza dello Stato.