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Agora' Agora - 13 marzo 1989
RADIO LONDRA - PSDI: LETTERA DI GIOVANNI NEGRI A GIULIANO FERRARA.
"CARO GIULIANO, E' BELLO RIMANERE SE STESSI. TI RICORDI, QUALCHE ANNO FA, QUANDO MI FACEVI GIOCARE A PALLONE?"

Roma, 13 marzo - N.R. -Giovanni Negri ha indirizzato a Giuliano Ferrara la seguente lettera aperta.

"Caro Giuliano,

ti guardavo sabato a Radio Londra mentre, citando Fortebraccio e Tanassi, ti dedicavi con piacere al tentativo di demolire l'immagine del PSDI.

All'improvviso, come d'incanto, mi è venuta in mente un ricordo della prima giovinezza. Correva la primavera del 1979, e stavo con i miei compagni davanti al Tribunale di Torino per depositare per primi - dopo quaranta giorni e notti di sfibrante picchettaggio - le liste del Partito Radicale. Alle 6,00 del mattino un uomo enorme, rosso di capelli, dette il via libera a cento compagni comunisti. Io e Adelaide Aglietta partecipammo così al gioco del pallone. Nel senso che eravamo il pallone. Quando non stavamo per aria, erano calci, pugni, sputi. Ci vollero tre giorni per riprenderci. Quell'uomo enorme, caro Giuliano, eri tu. Il capo dei comunisti torinesi, il fecondo inventore di quel "questionario antiterrorismo" distribuito ai torinesi, secondo il quale ciascuno di noi avrebbe dovuto trasformarsi in spione del vicino di casa. Come Giorgio Bocca poi amenamente ricostruì, l'unico effetto del questionario fu la tua segnalazione, da parte di un brav'uomo, preoccupatissimo di quel suo enorme inquilino dai capell

i rossi che a mezzanotte cantava la Katiuscia e altre canzoni russe.

Poi parve giunto il tempo della svolta. Abbandonati i giochi di mano per passare a quelli, molto apprezzabili, di testa. Credo che diventammo anche amici e condividemmo qualche battaglia. Infine approdasti ai grandi ascolti, se non erro giustamente compensati. Sino a ieri sera, quando hai incarnato il proverbio "Il lupo perde il pelo ma non il vizio". Dal manganello di strada a quello dell'etere (sempre in nome e per conto Di Grandi Progetti e Grandi Uomini) direi che è cambiata solo la forma delle tue tentazioni manganellatrici. Ero radicale, oggi sono radicale e socialdemocratico, di questo "strano" partito dove i delegati ancora magari si dividono e votano. Sono rimasto, anch'io, me stesso. E non sono felice che in certe cose anche tu sia rimasto te stesso. Spero che tu possa deporre il manganello una volta per tutte. Oppure che tu abbia la dignità di cambiare il nome a quella che ieri sera non era Radio Londra, quella di Umberto Calosso, ma Radio benaltro. Con l'amicizia e la cordialità di sempre, tuo Gi

ovanni Negri.

(Non il pallone, Giuliano. No. Giovanni Negri)".

 
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