Roma, 16 marzo - N.R. - Oggi alle ore 12, a Roma, presso la Sala Stampa, Piazza San Silvestro 13, il Comitato promotore del referendum in difesa dei consumatori, degli agricoltori, per la riconversione ecologica dell'agricoltura, ha illustrato alla stampa il quesito referendario che è stato depositato in mattinata, e la piattaforma politica del referendum.
Alla conferenza stampa sono intervenuti Cesare Donnhauser della Lega Ambiente, Fabio Mussi della segreteria nazionale del PCI, Adele Faccio del Partito Radicale, Anna Donati del Gruppo Verde, Gianni Cuperlo segretario nazionale della FGCI, Giovanni Russo Spena segretario nazionale di Democrazia Proletaria, nonchè un rappresentante del Movimento Giovanile Socialista e uno a nome delle associazioni ambientaliste.
Del Comitato promotore, per il Partito Radicale, fanno parte Adelaide Aglietta, Adele Faccio, Emilio Vesce deputati del Gruppo Federalista Europeo alla Camera, Mario De Stefano, segretario federale del PR, Renè Andreani della segreteria federale del PR.
Il deputato radicale Adele Faccio, prima firmataria di un disegno di legge sull'agricoltura biologica presentato alla Camera, ha dichiarato:
"Con questa proposta referendaria chiediamo ancora una volta ai cittadini di prendere posizioni su problemi relativi alla qualità della vita ed alla tutela della salute. Di fronte ad un'Europa che tende a ridurre progressivamente l'uso di queste sostanze in agricoltura, il nostro Paese fa orecchie da mercante ed espone tutti noi ad un gravissimo rischio.
Dobbiamo dire con estrema chiarezza che i pesticidi abbreviano la vita dell'uomo e coloro che li producono e li usano sono più facilmente colpiti da malattie quali il cancro; se qualcuno avesse dubbi a tale proposito, potrebbe analizzare le statistiche dei tumori tra gli agricoltori, soprattutto quelli romagnoli.
Dobbiamo puntare ad un'agricoltura diversa che elimini l'uso di questi veleni. L'agricoltura cosiddetta biologica vorrebbe ricondurre alla naturalità le coltivazioni, sia per la qualità che per la quantità. Dobbiamo ricondurre i terreni, e quindi le acque, ad una naturale integrità; dobbiamo pensare a modelli di sviluppo agricolo che tengano presente le differenze geofisiche del suolo;
dobbiamo capire una volta per tutte che la terra è patrimonio comune e che nessuno può sfruttarla in modo tale da recare ad altri danni spesso irreparabili".