di Marco Taradash della segreteria del CORA.Roma, 10 aprile - N.R. - "Amato ha paura che la sua firma possa essere riciclata in chiave antiproibizionista. E perciò da oggi in poi non verserà mai più una riga all'Espresso. Amato trova normale fare il controcanto a Donat Cattin o De Michelis sulla spesa pubblica, oppure alla Boniver ed alla Cappiello sull'aborto. Ma per lui è moralmente inaccettabile collaborare a una rivista il cui direttore la pensa diversamente sull'efficacia e ragionevolezza della cosidetta guerra di alla droga.
Cercare un'alternativa alle devastazioni di questa guerra inoffensiva nei confronti dei narcotrafficanti, è causa di anatema.
pazienza se ogni anno restano sul campo milioni di vittime tra cittadini comuni oggetto di aggressioni ed omicidi, se intere classi generazionali vengono assorbiti dall'economia criminale, se le istituzioni politiche ed economiche sono minate alle fondamenta, se tossicomani e consumatori occasionali di droghe, che non si chiamano nè alcool nè tabacco nè psicofarmaci vengono trascinati nell'inferni della galera e della abiezione.
Pazienza. Per Amato ed altri, compresi i suoi compagni Casoli ed Andò con le loro insinuazioni mafiosette sui finanziamenti della campagna antiproibizionista, la cosa più importante è schierarsi dalla parte del bene, e possibilmente di Bettino Craxi".