San Damiano(Piacenza), 31 maggio - N.R. - Questa mattina un gruppo di militanti Verdi-Arcobaleno guidato da Adelaide Aglietta, capolista a Nord-Est, eletta nelle liste radicali, e da Carduccio Parizzi e Ottavio Torre, anch'essi candidati, si è recato a San Damiano dove ha simbolicamente chiuso l'areoporto militare che aspetta l'arrivo dei cacciabombardieri Tornado.
Aglietta ha legato il cancello principale dell'areoporto con uno striscione che portava i colori dell'arcobaleno su cui era scritto 'CHIUSO PER DISARMO', mentre a pochi passi da lei altri manifestanti reggevano un secondo striscione 'EUROPA UNITA SENZA ARMI'. La manifestazione è proseguita per una ventina di minuti, impedendo ad automezzi militari ed automobili di servizio di entrare nell'areoporto attraverso l'ingresso chiuso dallo triscione, quando sono sopraggiunti i carabinieri. Le forze dell'ordine hanno allontanato Aglietta e Parizzi che seduti a terra hanno opposto resistenza passiva, secondo i metodi di azione nonviolenta.
La manifestazione sottolinea uno dei temi fondamentali del cartello della Lista Verdi Arcobaleno per l'Europa: la totale contrarietà ad un modello di difesa completamente fallimentare di cui i cacciabombardieri Tornado sono espressione, poichè non è pensabile che siano ordigni di morte a reggere le sorti del nostro futuro. Gli aerei che verranno dislocati a San Damiano sono armi offensive in grado di colpire bersagli lontani centinaia di chilometri dai confini del nostro paese; per questo motivo i Tornado si pongono al di fuori del dettato costituzionale italiano che sancisce il carattere esclusivamente difensivo del nostro apparato militare.
E' inoltre priva di ogni logica la scelta di acquistare aerei il cui costo unitario si aggira sugli 80 miliardi e la cui manutenzione costa quanto quella di un intero ospedale di medie dimensione.
Il No ai Tornado non si ferma solo alla loro dislocazione nel territorio di Piacenza, nella cui provincia le zone definite ad alto rischio sono già sette, tra cui la centrale nucleare di Caorso; il No è rivolto direttamente alla difesa militare, non solo all'ubicazione dei suoi strumenti.
Il problema della difesa può infatti essere affrontato solo a livello sovranazionale, con una politica nonviolenta rivolta a destabilizzare i sistemi totalitari per convertirli in democrazie, con una politica che miri ad eliminare gli squilibri presenti nel nostro pianeta.