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Notizie Radicali
Agora' Agora - 3 giugno 1989
»VIVA I MILITARI; VIVA LE CELEBRAZIONI. PERCHE' ADESSO BASTA, PER FAVORE. CHE I REDUCI DEL PACIFISMO SAPPIANO RINNOVARSI COME HANNO SAPUTO FARLO I MILITARI . LETTERA DEL RADICALE PAOLO PIETROSANTI A PROMOTORI E FIRMATARI DELL'APPELLO CONTRO LE PARATE.

Roma, 3 giugno - N. R. - Paolo Pietrosanti - direttore del giornale 'Notizie Radicali', che insieme a Ivan Novelli e Sergio Rovasio organizzò l'anno scorso l'acquazzone sulla sfilata militare - ha inviato la seguente lettera aperta ai promotori e ai firmatari dell'appello contro la parata, e a tutti coloro che hanno anche quest'anno promosso qualche iniziativa in materia.

»Cari amici, proprio non ci siamo. Tra di voi ci sono di certo delle eccezioni; ma lo spirito generale delle iniziative di contestazione delle celebrazioni militari della festa della Repubblica che anche quest'anno si sono registrate o sono state annunciate sa di litania, di rito sterile. Per non dir di peggio.

Perché, amici, questa storia della celebrazione con feste popolari dell'anniversario della Repubblica sarebbe peggio della più sfarzosa delle parate militari: la società civile lasciatela perdere, lasciateci perdere, chè se abbiamo voglia di far festa facciamo da noi, senza che altri organizzi "popoli festosi ed esultanti" come nel Ventennio o in luoghi retti da regimi totalitari. Lasciateci perdere. Almeno i militari hanno saputo cambiare, hanno saputo sostituire la stupida, anacronistica parata con una più discreta celebrazione. Certo, non ha senso neanche questa; ma almeno ci hanno provato.

Ma è possibile che non riusciate a fare un discorso diverso da quello di un anno prima, cari reduci della fulminea stagione del pacifismo nostrano? Ci sono stati soltanto due grandi momenti nella contestazione della parata militare: la controparata in mutande, scolapasta come elmetti, scope come destrieri o moschetti. . . , e la pioggia artificiale dell'anno scorso. Entrambe iniziative antimilitariste, che di pacifismo avevano pochissimo: la prima promossa e organizzata la prima volta dalla Lega per il Disarmo Unilaterale, che è stata da voi imitata troppe volte; la seconda ha ben trasceso i limiti della contestazione alla parata, affermandosi come inimitabile e senza precedenti azione antimilitarista, ha dato una spallata definitiva, e ha fatto letteralmente il giro del mondo. Se mi consentite la spocchia, voglio anche dire che forse non è un caso che le persone che hanno organizzato le due iniziative sono state più o meno le stesse.

Insomma, il vostro appello di quest'anno contiene qualche piccolo passo avanti; ma proprio più in là non riuscite ad andare.

Proprio non riuscite a dire che il problema non è nella parata, ma è nella festa della Repubblica, perché le Repubbliche nazionali non hanno più alcun senso. Proprio non riuscite a capire che il problema non è in un servizio di leva più o meno lungo, o in un dispositivo militare più o meno offensivo, ma nella politica cui lo strumento militare deve servire, una politica di sicurezza che deve saper fronteggiare le minacce reali del nostro tempo.

Ma anche tu, anche voi - direte - da dieci anni continui a parlare di antimilitarismo, senza riuscire a cambiare. Il fatto è questo: in nessuna società sarà possibile l'esplicazione compiuta della democrazia finché una delle sue articolazioni sarà quella militare. Questo, se mi consentite, è matematico; e voi non volete capire che il problema è lì, nella messa in discussione di quelle che sono anche vostre certezze, e non nelle armi più o meno micidiali, più o meno difensive.

E allora meglio i militari, che almeno fanno il mestiere loro.

 
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