Roma, 7 giugno - N. R. - Il radicale Leonid Pliusc, candidato nelle liste socialdemocratiche per l'elezione al Parlamento Europeo, ha lanciato il seguente appello: ecco i perché e gli impegni per la mia elezione al Parlamento Europeo.
***********************************
Siamo oggi testimoni di grandi trasformazioni che avvengono all'interno dell'Impero Sovietico, sotto la spinta della profonda crisi cui i Paesi del socialismo reale sono stati condotti dal potere incontrollato dell'apparato comunista.
La cosiddetta 'perestrojka', intrapresa allo scopo di rinnovare il sistema politico e sociale, in realtà può portare a due esiti ben diversi: o ad una effettiva democratizzazione dei Paesi del Patto di Varsavia, o ad un rafforzamento del terrore poliziesco-militare.
L'uno o l'altro di questi esiti dipenderanno naturalmente dai rapporti di forze all'interno del blocco (movimenti democratici nazionali, contraddizioni sociali, lotta interna all'apparato di potere) , ma dipenderanno anche, e non in piccola misura, dalla posizione dei paesi democratici dell'occidente.
Per questa ragione ho ritenuto di accettare la proposta del Partito Radicale transnazionale di candidarmi al Parlamento europeo nelle liste del Psdi.
Ringrazio l'Italia che mi ha dato questa possibilità, poiché ritengo molto importante che le forze democratiche dei Paesi dell'Europa Orientale possano far sentire la loro voce nel parlamento dell'Europa Occidentale.
Come rappresentante dell'Alleanza Helsinki ucraina e membro della organizzazione 'Democrazia ed indipendenza' (Centro di coordinamento dei movimenti democratico-nazionali dell'URSS) , all'interno del Parlamento europeo sarò portavoce e sostegno delle forze che, nell'Europa dell'Est, combattono per una vera democrazia e l'autentica distensione. Una distensione che non può fondarsi sulla demagogia statale o partitica, ma su di un controllo pubblico, a livello nazionale ed internazionale, in merito al rispetto degli accordi sui diritti dell'uomo, sul disarmo, sulla tutela della natura, sullo sviluppo dei contatti tra i popoli.
I popoli, come i singoli cittadini, non possono delegare i loro destini a governi legati da interessi di partito e dalle regole del gioco diplomatico.
Il controllo pubblico delle azioni dei governi deve fondarsi su di una informazione completa ed obiettiva, il che comporta anche la necessità di smascherare la disinformazione con cui gli stati totalitari manipolano le masse. Nella sfera dei diritti umani devono essere riaffermati e perseguiti costantemente i principi della sovranità popolare, della autodeterminazione nazionale, del primato dei diritti civili. Ancora oggi in Europa si praticano forme di genocidio culturale, si approvano leggi antidemocratiche, si fa uso della tortura, si reprime il pensiero con l'uso poliziesco delle cure psichiatriche, è in vigore la pena di morte, vengono perseguitati i credenti e le confessioni religiose (la Chiesa cattolica ucraina attende ancora oggi di uscire dalla clandestinità) . La volontà di distensione e disarmo deve essere verificata dell'azione di organismi indipendenti di controllo pubblico, da atti concreti quali la cessazione della persecuzione dei pacifisti e la introduzione di un servizio civile alt
ernativo, motivato da ragioni etiche.
Nel campo della tutela dell'ambiente è necessario instaurare un sistema di concertazione internazionale tra gli stati nella soluzione di problemi che finora si consideravano di pertinenza nazionale. Particolarmente grave, a questo proposito, è la folle corsa alla costruzione di centrali nucleari nell'URSS, che stanno trasformando l'Ucraina in una vera bomba atomica a effetto ritardato. I popoli devono avvicinarsi, deve crescere tra loro una fiducia reale: a questo proposito è molto importante facilitare i contatti sia tra i singoli cittadini che tra le organizzazioni sociali indipendenti, non solo tra le burocrazie. Per i popoli dell'URSS è fondamentale che si possano stabilire rapporti diretti, a livello diplomatico, economico e culturale tra le singole repubbliche sovietiche e gli stati europei occidentali. L'apertura di ambasciate e altre sedi rappresentative nelle capitali delle repubbliche dell'URSS è negli interessi dell'Europa e costituirebbe, per i nostri popoli, un fattore di garanzia
verso i tentativi di oppressione nazionale, verso l'eventualità di nuove Cernobyl, il ripetersi di fatti come quelli di Erevan e di Tbilisi. Tutti i problemi che sono stati qui menzionati non possono essere tra loro separati, perché nel loro insieme fanno parte di un problema globale: conservare e umanizzare la civiltà europea. Tale globalità non conosce frontiere: oggi ogni vero problema nazionale costituisce inevitabilmente anche una questione internazionale. E' nel segno di questa internazionalità che oggi un cittadino francese, rappresentante del movimento democratico ucraino, si presenta alle elezioni europee come indipendente nelle liste di un partito italiano: perché gli Stati Uniti d'Europa siano al più presto una realtà politica nuova, che abbracci il maggior numero possibile di popoli europei.