Pescara, 29 giugno - N. R. - 'Il Centro', quotidiano abruzzese, pubblica il seguente intervento di Pannella sulla tragica vicenda di Domenico Palumbi.
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"La tragica sorte toccata a Domenico Palumbi, alla sua famiglia cui va il nostro commosso cordoglio, può toccare a ciascuno di noi. In questo senso la legge proibizionista è anche una legge assassina, incivile, che è da sola la responsabile del flagello della droga proibita. Se Umberto Giansante avesse potuto recarsi in farmacia o anche altrove, a comprarsi la sua dose di droga, come alcoolisti e alcolizzati possono liberamente fare, non avrebbe aggredito nessuno. Egli avrebbe potuto - come molti alcolizzati - cercarsi o mantenere un lavoro. Non si sarebbe degradato a delinquente, con la serie certa di piccoli atti di criminalità che avrà compiuto fino a ieri, e non avrebbe accumulato la sua disperazione fino alle conseguenze di ieri. Io non so se abbia o no contribuito l'esito del suo incontro - del quale leggo sulla stampa - con Muccioli, a Teramo. Quel che so è che il 70% dei reati, il 70% del lavoro di polizia, il 70% del lavoro della giustizia, il 70% di quel che lo Stato spende in q
uesti settori, con danaro del contribuente, è conseguenza della legge attuale, riformata o no , peggiorata o no secondo i dettami del PSI; non - ovviamente - della legge che noi vogliamo. Quel che so, e che tutti in coscienza sanno, è che ci troviamo dinanzi alla vecchia, tragica, dolorosa illusione di una certa cultura che pensa di poter risolvere i problemi facendo dei peccati o delle colpe morali dei reati di Stato: come per l'aborto, ieri o il divorzio.
Da anni chiedo che si costituisca una Lega per la difesa delle vittime della legge sulla droga. Milioni di scippi, di violenze, di furti, non di rado anche di assassinati, di morti rappresentano infatti una tassa atroce che il proibizionismo impone all'intera società degli innocenti. Per poter criminalizzare chi non fa vittime, cioè coloro che consumano 'droga' come consumano 'alcool', si ottiene una cronaca come quella di Roseto, ogni giorno, in ogni luogo. Si è creato un patrimonio immenso, più forte di quello di interi Stati, di intere istituzioni, e lo si attribuisce, lo si regala, lo si impone, quasi, alla mafia ed alla criminalità: nella sola Italia si tratta di quarantamila miliardi di fatturato nel mercato clandestino che il proibizionismo ha creato. E - non dimentichiamolo - è nei confronti dei tossicodipendenti di oggi e di domani che la crudeltà è la più feroce e irresponsabile, condannandoli perché non consumano le droghe come l'alcool; condannandoli alla sofferenza, alla m
orte ed all'assassinio. "