Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 20 apr. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie Radicali
Agora' Agora - 17 luglio 1989
SITUAZIONE POLITICA: FEDERAZIONE LAICA, PENTAPARTITO ANTI CRISI E COMPROMESSO STORICO IN ATTO AL PARLAMENTO EUROPEO NELLA CONFERENZA STAMPA DI PANNELLA.

Roma, 17 luglio - N. R. - Marco Pannella ha tenuto stamane a Montecitorio una conferenza stampa su Federazione Laica, pentapartito anti crisi e compromesso storico in atto contro il Parlamento Europeo. Ne forniamo un'ampia sintesi.

*****************************

I) FEDERAZIONE LAICA

a) il Comitato non è un Comitato "di studio". Basta documentarsi sulle dichiarazioni di La Malfa ed Altissimo alla Televisione ed alla stampa. Il Comitato è a tal punto un Comitato "politico", già con autorità e natura federale e federativa, che i due segretari a più riprese annunciato pubblicamente che: " i due partiti hanno già attribuito al Comitato una delega di sovranità per quanto riguarda la politica comunitaria, europea";

b) se si accetta il "veto" craxiano, per astuzia, con la riserva di aggirarlo e superarlo dopo la formazione del governo, si prepara una "mina vagante" per la durata del Governo stesso.

Se, invece, lo si accetta sostanzialmente, e - per astuzia - non lo si dichiara e non se ne traggono le conseguenze, denunciando gli accordi e ritirando al Comitato i suoi "autonomi" (ormai) poteri, per ingannare l'elettorato e le basi stesse dei partiti, che hanno votato i documenti Congressuali sulla cui base è stata costituita la Federazione, si squalifica definitivamente, anche per il futuro, ogni possibilità di aggregazione laica, si condannano il PLI ed il PRI alla marginalità ed alla subalternanza a forze partitiche e politiche esterne.

c) i due segretari si sono limitati a chiedere al Comitato, ottenendolo all'unanimità, uno slittamento breve dei tempi di attuazione del progetto federale e federativo, della convocazione della Convention, cui sottoporre il progetto di statuto della Federazione Laica, o partito Democratico.

d) nella sua riunione, durante la mia audizione, il comitato è sembrato unanime nel ritenere positivo che la "terza componente" della federazione si organizzasse in quanto tale. Questo, dunque pochi giorni or sono.

In conseguenza di quanto sopra considerato:

I) Nei prossimi giorni ci costituiremo in organizzazione o associazione con quanti già candidati, o sostenitori nelle elezioni delle liste laiche, o comunque interessati all'effettivo sorgere della Federazione vorranno insieme operare (anche) a questo fine. Fra i nomi possibili, quella di "Lega civica, laica e verde". Ovviamente, questa terza componente agirà in situazione di reciprocità con le altre due componenti. E, nel caso in cui PRI e PLI resteranno autonomi dalla Federazione in campo istituzionale (elezioni e governi) , sin dalle prossime amministrative la Lega sarebbe disponibile per quei luoghi e quei casi in cui liste autonome fossero suicide o inopportune.

2) la terza componente della Federazione, dunque, avrà le stesse caratteristiche di presenza delle altre due. Se la Federazione comporterà "doppie" adesioni, ( una alla componente, una alla Federazione) così sarà anche per noi; se sarà una adesione unica alla Federazione, sia pure per tappe, sarà così per tutti.

Intanto, però, dobbiamo constatare che perfino l'impegno di una gestione comune o ravvicinata della crisi da parte delle due componenti promotrici della Federazione, PRI e PLI viene disapplicato. Dimostrazione che le "critiche" ai comportamenti "radicali", peraltro ineccepibili, rischiano di creare un alibi per la volontà di separazione e di rottura che rischiano di prevalere anche fra liberali e repubblicani.

GOVERNO

I) I partiti della Federazione, PRI e PLI, legittimamente operano separati ( il problema infatti non è di legittimità, ma politico) sul piano parlamentare e governativo. Di conseguenza è assolutamente evidente che fra il volere e il difendere la Federazione, e le assunzioni di responsabilità parlamentari e di governo o di opposizione non v'è contraddizione formale e v'è comunque legittimità piena.

Gli eletti del Partito Radicale, in quanto tali, hanno chiesto sin dal 1987, e hanno ribadito con particolare vigore questa volta, di far parte della maggioranza e del Governo. Nulla, assolutamente nulla, sul piano programmatico e progettuale, sul piano della stessa tradizione politica e parlamentare, legittima una esclusione a priori, ad opera degli altri, dell'accoglimento di questa richiesta, se non una "conventio ad escludendum", senza ragioni che non siano politicamente miserabili o inconfessabili.

Occorre infatti sottolineare che:

a) sul piano del debito pubblico, il gruppo degli eletti radicali è stato l'unico che ha sistematicamente posto in pratica la sua posizione prioritaria contro il suo incremento e a sfavore della sua "selvaggia", se necessario, riduzione. Noi abbiamo, infatti, da soli, votato contro gli incrementi di spesa non necessari, siano essi stati proposti dal Governo o dalle opposizioni;

b) in politica estera, tutti hanno sempre riconosciuto al Partito Radicale la più "ortodossa", dal punto di vista delle dichiarazioni delle maggioranze, delle posizioni; con riconoscimenti autorevolissimi sulla qualità e la forza del contributo sul piano europeo e comunitario e su quello dei rapporti NORD-SUD e co l'EST europeo;

c) proponendo sin dal 1978 Aurelio Peccei come presidente del Consiglio al Presidente della Repubblica, con le sue solitarie inizative sul PEN e sul nucleare, con il suo approccio laico e non dogmatico, con l'anticipazione sul piano perfino internazionale in difesa istituzionale dell'ozono, i radicali si sono mostrati anticipatori e conoscitori delle necessità di governo del nostro tempo e della nostra società, e hanno dimostrato di avere anche in questo caso titoli maggiori sia delle forze di governo (non parliamo del pentapartito!!!) sia di quelle di opposizione.

E' giunta l'ora, in proposito, di denunciare il pentapartito come l'azienda produttrice di questo abisso e di questo crimine contro il nostro paese. Nulla e nessuno può ora garantire che la formula pentapartita, confermata oggi, non rappresenti una ulteriore aggravazione di questo problema. Naturalmente, i produttori di questo dissesto lo fanno con diversi toni; chi piangendo e chi computamente sorridendo. Ma, comunque, nessuno ha i titoli di credibilità degli eletti radicali che, al di fuori di qualsiasi impegno istituzionale, hanno già mostrato di comportarsi in modo coerente.

d) le richieste del PSI, dalla droga alle riforme, sono tutte estranee alle posizioni sia dei tre partiti laici sia dalla stessa DC. Mentre i radicali, anche sulla droga, come programma di governo, hanno posizioni non solamente compatibili, ma spesso identiche a quelle di gran parte del mondo politico e di quello delle comunità che si occupano del recupero dei tossicodipendenti.

Ciò premesso:

I) PRI, PLI (e PSDI) devono smetterla con la storiellina dell'antisocialismo radicale. Qui si tratta di giudicare l'evoluzione socialista degli ultimi due anni, non di fare gli gnorri. Il PLI è d'accordo? Lo dica. Il PLI è contro le posizioni e gli obiettivi degli eletti radicali ? Lo dica, e così pure il PRI. Il PSDI e anche la DC. Ma questi partiti da più di dieci giorni rifiutano di incontrarsi con una delegazione radicale, come invece hanno fatto con verdi e con chiunque glielo abbia chiesto.

2) L'unica ragione di difendere, come una fortezza, la "debolezza" pentapartita è data dall'intolleranza, dall'irresponsabilità e dal subire il diktat ( temuto, non espresso ) del PSI. Ma questo atteggiamento, che ha come precedente quello del periodo dell'unità nazionale, da gravissimo quale era allora ( e non furono i radicali ad uscire sconfitti da questo confronto e scontro) appare adesso solamente arbitrario e grottesco, come una prova di incapacità democratica e governativa.

3) Liberali, repubblicani e socialdemocratici non dovrebbero poter insistere proprio nella difesa di quella politica e di quella formula che ha rischiato di portarli all'estinzione e che, comunque, li ha ridotti ai minimi termini. E' anche per secondare diverse scelte, vitali, da parte loro, che non intendiamo subire nel silenzio o nella condiscendenza l'ennesima prova di debolezza della "maggioranza".

4) se - senza le "ragioni" del 1976 - avremo di nuovo un Governo Andreotti pentapartito, lo combatteremo con ancor maggiore forza di quello di allora. Personalmente questo diverrà la mia priorità istituzionale. Convinto di difendere, così, laicismo e democrazia.

PARLAMENTO EUROPEO

Il referendum, vinto con percentuali plebiscitarie; il Parlamento e i programmi dei partiti hanno posto al centro dell'iniziativa comunitaria la difesa della immediata assegnazione al PE di poteri costituenti, per la costituzione non già dell'Unione Monetaria, ma dell'Unione Europea.

Invece il Parlamento Europeo sta per soggiacere ad una politica ed a una manovra suicide, dovute all'irresponsabilità specifica anche della DC, del PSI e del PSDI. S i prepara infatti la elezione di un candidato di second'ordine, sin dalla prima seduta, a Presidente del PE, da parte dei 180 deputati socialisti e dai 125 democristiani ( 305 su 560) ; con la garanzia che a metà legislatura accadrà di nuovo la stessa cosa. Oggi a favore di un "socialista", domani di un "democristiano".

Riteniamo che debba essere Presidente del Parlamento Europeo una personalità di primo piano. Come Bettino Craxi, ad esempio, se tornasse a posizioni federaliste, da quelle economiciste e antispinelliane che sembra aver assunto negli ultimi anni. O, certamente, Giscard d'Estaing, già capo dello Stato francese, cui si deve l'elezione diretta del PE nel 1979.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail