'N. R. ' PUBBLICA IL LORO MESSAGGIO ALLE MASSIME AUTORITA' DELLO STATO ED AI RESPONSABILI PER LA GIUSTIZIA.Roma, 25 luglio - N. R. - Il Comitato di Detenuti di Roma-Rebibbia in un messaggio alle massime autorità dello Stato ed ai responsabili per la giustizia chiede che vengano prese in considerazione le ipotesi di "riforma dell'esecuzione della pena" prospettate in questi giorni da più parti politiche.
In particolare si fa riferimento alle ipotesi di abolizione dell'ergastolo e della liberazione condizionale a metà pena, dell'indulto per reati di terrorismo, dell'amnistia e l'indulto per tutti i reati.
'N. R. ' rende pubblico oggi il loro appello (indirizzato al Capo dello Stato, ai presidenti di Senato e Camera, al ministro della Giustizia ed ai presidenti delle commissioni Giustizia di Senato e Camera) nel quale si ricorda il lavoro dei detenuti "per costruire una nuova coscienza e cultura della pena" e si chiedono urgenti iniziative per "il recupero di tutte le forme di devianza".
Il Comitato è composto da Area Omogenea, CISDI (Centro Informazione Detenuti Stranieri in Italia) , Circolo ARCI Albatros, Associazione e redazione rivista 'Ora d'Aria', redazione 'La Domandina', Polisportiva Rebibbia, e dalle cooperative 29 Giugno, 5 e Novanta, On- Off, Granellino di Senape, Filo di Arianna, Born To Run.
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Ci rivolgiamo a Voi, rappresentanti delle Istituzioni politiche preposte ad accogliere ed affrontare le problematiche emerse dal dibattito presente da qualche tempo sulle più diffuse testate nazionali: l'entrata in vigore del nuovo Codice di Procedura Penale e il relativo provvedimento di amnistia/indulto.
Noi cittadini detenuti non siamo, e non ci sembra corretto considerarci, le figure sociali che debbano risolvere i problemi della giustizia nel nostro Paese. Anche se siamo, poi, concretamente, i soggetti a cui le varie soluzioni saranno applicate e vivendone in prima persona le "applicazioni" esprimiamo in termini generici, scaturiti dall'esperienza, un nostro punto di vista.
Il 24. 10. 1989 entrerà in vigore il nuovo Codice di Procedura penale, passo fondamentale della riforma della giustizia, che aprirà un programma di riforma giuridica e giudiziaria in parte già sperimentato con la Riforma Penitenziaria e con una nuova cultura della pena. Nel quadro di questa nuova cultura, che vuole ridurre l'aspetto afflittivo della pena e favorire soggettivamente ed oggettivamente la riabilitazione del reo, trovano ragione le numerose proposte di legge di riforma amministrativa e politica della giustizia.
Il nuovo Codice di Procedura penale inciderà direttamente sulla procedura processuale non sull'esecuzione delle pene inflitte ai comportamenti devianti, in relazione a ciò sono state presentate, da autorevoli uomini del mondo politico, proposte da affiancare ai nuovi codici per garantire che l'esecuzione delle pene sia caratterizzata dal concreto recupero e reinserimento del cittadino detenuto.
Ci riferiamo, quando parliamo di "riforma dell'esecuzione della pena" alle proposte che apriranno, se accolte, spazi di reinserimento del soggetto detenuto nella società civile in un'ottica preventiva dell'esecuzione penale:
- abolizione dell'ergastolo e concessione del beneficio della liberazione condizionale dopo l'espiazione di metà della pena;
- applicazione di indulto per i reati commessi con finalità di terrorismo;
- applicazione di amnistia e indulto generalizzato per tutti i reati.
Ci sembra doveroso esprimere il nostro punto di vista che, a partire dalla specificità di ogni singola proposta e di ogni singolo intervento legislativo, tutte queste siano prese in considerazione e discusse e, se ritenuto necessario, approvate nel quadro di un unico dibattimento, cosicché con l'entrata in vigore del nuovo Codice di Procedura Penale possa coincidere con maggiori aperture di spazi possibili e concreti tentativi. Sforzi ed esperienze di reinserimento del cittadino detenuto.
Abbiamo attivamente, anche se non si può generalizzare, partecipato a costruire in noi stessi e nell'opinione pubblica una nuova coscienza e cultura della pena, testimoniata dalla partecipazione e dal contributo di uomini di cultura, politici, religiosi, del mondo dello spettacolo che hanno raccolto i nostri appelli; e abbiamo partecipato allo sviluppo di gruppi culturali interni, gruppi di lavoro, costituito centri di formazione professionale, cooperative che hanno come finalità il reinserimento sociale dei detenuti stessi.
Per quanto molto sia stato fatto e si debba ancora fare non possiamo tacere ritardi amministrativi e procedurali che verranno recuperati proprio con i nuovi codici di procedura e ci sembra di cogliere nelle proposte sopraelencate uno sforzo per garantire ai soggetti detenuti, contraddistinti dalle loro peculiari caratteristiche, tendenze e attenzioni a cui una società civile non può non interessarsi: il recupero di tutte le forme di devianza.
Pertanto nel panorama di riforme generali della giustizia è nostra opinione che le proposte siano discusse ed affrontate globalmente per sanare quei guasti e quegli eccessi dovuti a mentalità e codici oggi inadeguati.