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Agora' Agora - 4 agosto 1989
ANTIPROIBIZIONISMO: "IL PUNIZIONISMO SULLA DROGA DI CRAXI E ANDREOTTI. UNA RISPOSTA DALL'EUROPA." QUESTA MATTINA CONFERENZA STAMPA CON THAMM, DEL GATTO, TARADASH E MELLINI.

Roma, 4 agosto -N.R.- Si è tenuta stamane la conferenza stampa del Coordinamento Radicale Antiproibizionista (Co.R.A.) sul tema: "Il punizionismo sulla droga di Craxi e Andreotti. Una risposta dall'Europa".

Sono intervenuti George Thamm, istruttore di Polizia in Germania; Luigi Del Gatto, segretario del CoRA; Marco Taradash, europarlamentare Antiproibizionista; Mauro Mellini, deputato.

Riportiamo, per motivi di brevità, solo l'intervento dell'europarlamentare antiproibizionista Marco Taradash e di Thamm.

Gli altri interventi sono a disposizione presso il gruppo parlamentare Federalista Europeo, via Uffici del Vicario n. 21 Roma, tel.6780804-6717311.

MARCO TARADASH

1. Il proibizionismo sulla droga nasce su iniziativa del vescovo di Manila, monsignor Brent, nel 1909, con la convenzione di Shangai sull'oppi. Nel 1912 la convenzione de l'AIA amplia il divieto a tutte le droghe allora conosciute. ma è soltanto nel tardo dopoguerra che leggi proibizioniste cominciano effettivamente a operare su scale internazionale. In pratica il Proibizionismo sulla droga comincia a produrre effetti significativi nei paesi occidentali a partire dal 1961, quando 77 stati, poi saliti a 115, ratificano su iniziativa Usa e sotto l'egida dell'ONU la cosidetta Convenzione Unica che estende il divieto di produzione e commercio a 108 piante e sostanze naturali e sintetiche. Il proibizionismo sulla droga è un fenomeno storico e oggi abbiamo tutti gli elementi per giudicarne efficacia e conseguenze nell'arco di quasi trent'anni.

2. Il proibizionismo sull'alcool negli USA durò 14 anni, dal 1919 al 1933, e venne istituito sui medesimi fondamenti morali, sanitari, sociali e giuridici che attualmente giustificano il proibizionismo sulla droga. Anche gli effetti furono analoghi: nel 1827 le morti di cui era responsabile l'alcolismo erano aumentate del 600 per cento rispetto a dieci anni prima e le condanne per guida in stato di ubriachezza erano aumentate del 476 per cento. nel 1930 mezzo milione di americani erano stati arrestati per aver violato la legge proibizionista e fra di loro 230 mila dovevano scontare 33 mila anni di carcere. Alla fine del proibizionismo sull'alcool oltre 35 mila persone erano morte avvelenate da liquori fabbricati clandestinamente e un numero imprecisato di bevitori era diventato cieco o storpio a causa si bevande avvelenate. nel 1987, in Urss, durante il quasi-proibizionismo sulla vodka, 10 mila persone sono morte per avvelenamento da grappe prodotte clandestinamente e sono stati aperti 500 mila procedimenti

per associazione a delinquere in violazione della legge proibizionista.

3. In Italia oggi ogni 7 ore un ragazzo o una ragazza muoiono per strada o su una panchina dopo un'iniezione di eroina. E' un ritmo di morte appena più lento di quello della Germania, paese ultraproibizionista, dove non vige la regola della 'modica quantità'. tutte queste morti non sono dovute all'eroina, ma alle modalità di consumo. Sono morti per incidenti di strada, dovute all'incontro-scontro con dosi sconosciute, vendute fuori da ogni controllo e garanzia sanitaria, e alla miscela fra eroina e altre sostanze, alcool in particolare. la morte di centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi è il prezzo che viene (da essi) pagato alla legge proibizionista. Ne sono consapevoli i fautori della repressione penale? Pesano queste morti sulla coscienza di qualcuno?

4. oggi la Comunità economica Europea tratta gli alcolici e i tabacchi come meri prodotti agricoli. Sono una merce come le altre di cui viene incentivata produzione e consumo. La preoccupazione principale delle autorità europee è di facilitarne il commercio e sostenerne la coltivazione. Non si contano - ma mi preoccuperò di redigerne quanto prima un elenco completo per denunciare in aula, a Strasburgo, le sostanziali violazioni delle direttive dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - le decisioni, le direttive, i regolamenti e le raccomandazioni in tal senso, cui si aggiungono conformi sentenze della Corte di Lussemburgo. Eppure soltanto qualche settimana fa è stato diffuso il dato sui morti per tabacco nella Comunità Europea: 440 mila nel 1987 (di cui 140 mila in Italia).

5. Soltanto l'altro ieri il ministro degli Interni Gava e della Giustizia Vassalli hanno affermato che la criminalità legata al traffico di droga rappresenta la più grave emergenza che l?Italia deve affrontare per poter entrare dalla porta principale nella Comunità Europea del 1993. Il governo intende affrontarla soprattutto con la proposta di legge Jervolino. Persecuzione dei consumatori fino ai limiti del sadismo psicologico, manette subito dopo le prime trasgressioni ai divieti di guida o di libera circolazione. Centinaia di migliaia di procedimenti penali verranno a ingolfare l'amministrazione della giustizia e a paralizzarla definitivamente. le città diventeranno più violente, le strade ancora meno sicure, i reparti infettivi degli ospedali sempre più insufficenti.

6. Leggi più severe sono controproducenti. Leggi più efficaci sono inutili. Questo è il paradosso del proibizionismo. A una persona ragionevole non interessa affatto la cattura di cento spacciatori o narcotrafficanti. Non interessano cento spacciatori o narcotrafficanti in galera. A una persona ragionevole interessa che scompaiano dalle strade gli altri centomila, quelli che nessun esercito di poliziotti o magistrati potrà mai eliminare finchè i profitti del traffico di droga si conteranno in migliaia di miliardi di lire. L'inchiesta di Padova sulle connessioni fra traffico di droga e traffico di armi, terrorismo basco e terrorismo palestinese rivela, una volta di più, come l'economia della droga sia parte integrante degli equilibri geopolitici del pianeta.

7. E allora: a) opposizione ferma e attiva alla proposta di legge punizionista del Governo Andreotti-Martelli sulla repressione moralista e penale del consumo, perchè causerebbero più crimine, più aggressioni, più Aids, più morti per overdose e più consumo; b) sostegno a una strategia sanitaria di riduzione dei danni diretti e indiretti della droga che il nuovo ministro laico della Sanità volesse introdurre dopo le devastazioni provocate dall'inquinamento moralistico della gestione di Donat Cattin; c) contrarietà a qualsiasi ipotesi di stralcio delle parti della legge sulla repressione del narcotraffico, perchè sono fumo negli occhi; d) attività a livello di parlamento Europeo per abolire o ridurre ogni facilitazione alla produzione e al commercio di alcolici e tabacco e per avvicinarci ad un sistema commerciale più restrittivo di queste sostanze che potrebbe anche servire da modello per la legalizzazione delle droghe attualmente proibite.

BERND-GEORG THAMM

Nel XX secolo il proibizionismo sulla droga ha portato in più di 60 anni ad un'incontrollabile 'guerra contro le droghe' e ad una crescita vertiginosa a livello mondiale del problema 'droga' su due fronti:

- Fronte dell'offerta -

Con il proibizionismo il traffico clandestino di droga è diventato una delle maggiori fonti di guadagno della criminalità organizzata. L'illegalità delle droghe garantisce così il continuo aumento di profitto del mercato. E' in questo modo che, attraverso i decenni, le organizzazioni criminali sono state in grado di trasformarsi in centri di potere economico, la cui forza attuale (il profitto mondiale annuo derivato dal traffico di droga è pari a US$ 300-500 miliardi) ed il cui potenziale di violenza minacciano molti paesi del mondo, inclusi gli stati democratici dell'Europa.

-Fronte della domanda-

Il proibizionismo ha provocato per decenni la criminalizzazione di milioni di consumatori di droga. In particolar modo gli individui dipendenti da eroina, cocaina e crak sono stati spinti a quella criminalità in espansione legata alla necessità di procurarsi le sostanze. Criminalità che da sola impegna le società dei singoli paesi, come ad esempio la germania, l'Italia e la Spagna in Europa, con costi annuali di miliardi di dollari.

Mantenere il proibizionismo ed insistere con misure repressive nella lotta contro la droga non serve di certo a mutare questa situazione catastrofica - al contrario, i tossicodipendenti subirebbero una criminalizzazione ancora maggiore e verrebbero spinti in maniera ancora più decisa ai margini della società.

Tale sviluppo della situazione risulta estremamente pericoloso per il mercato interno dei dodici stati membri della CEE previsto per il 1992/1993. Non è da escludere che le diverse organizzazioni criminali decidano di riunirsi per costituire una sorta di "European Narcotic Network".

Ne deriverebbe un inquinamento della democrazia che può essere affrontato din maniera efficace soltanto con una censura a livello di politica economica e di ordine pubblico nazionali - e cioè attraverso la legalizzazione delle droghe sotto il monopolio dello Stato.

Soltanto una sistematica e coerente politica antiproibizionista sulle droghe può portare alla realizzazione di tale obbiettivo, tutt'oggi ancora molto impopolare.

Sullo sfondo dell'attuale situazione mondiale del problema 'droga', l'antiproibizionismo deve essere inteso come garante di democrazia - ed esso non è mai stato tanto necessario come in questo momento.

 
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