Roma, 7 agosto -N.R.- Sul "caso Verdiglione" si terrą domani a Roma un incontro internazionale cui interverranno Bernard-Henri Lčvy, Marek Halter, Fernando Arrabal, Marco Pannella, Carmine benincasa e Alberto Moravia, che in occasione della presentazione del convegno ha dichiarato:
"Verdiglione non avrebbe potuto nemmeno essere processato. Secondo me, uno che si fa sedurre da Verdiglione non č un incapace. E' semplicemente una persona che crede in Verdiglione. Questi accusatori stanno tutti bene. Circolano. Mica si trovano in manicomio".
Si registrano nel frattempo altri interventi di giuristi sul caso Verdiglione. Il professor Vittorio Frosini, ordinario di Filosofia del Diritto all'Universitą la Sapienza di Roma, ha dichiarato:
"Il caso Verdiglione dimostra l'inadeguatezza, peggio, la mostruositą giuridica del codice di procedura penale ancora vigente fino al 24 ottobre, quando entrerą in vigore il nuovo codice di procedura penale: un uomo arrestato nel suo studio, tenuto in carcere e poi tradotto in manette dinanzi al tribunale per un reato che non era ancora nč ben definito nč, quanto meno, accertato. Non sarebbe stato possibile con un codice di procedura penale moderno".
Il professor Vittorio Mathieu, docente all'Universitą di Torino:
"Ho letto attentamente gli atti di questo processo, e non sono riuscito a capire di che cosa Verdiglione fosse accusato. Qualche giorno fa un giornale ha detto che era stato condannato anche per 'abuso della professione medica', ma questa accusa non č nemmeno mai stata formulata. Leggendo gli atti del processo, mi č sembrato di capire che si andasse cercando a tutti i costi una qualche ragione per accusare Verdiglione. il fatto che, per esempio nel corso di una istruttoria si cambino le accuse e non si ammetta che vengano portati nuovi testimoni č una cosa grave. Mi sorprende che non sia stato considerato un motivo sufficente per annullare il processo".
Aggiunge Agostino Viviani, autore di una ricerca sul nuovo codice penale:
"La veritą puņ ben stare al di fuori degli accertamenti, anche 'definitivi', dell'autoritą giudiziaria. Lo dice l'istituto stesso della 'revisione' del processo, che occupa una parte importante nella dottrina giuridica. E se riflettiamo sugli errori, specialmente in questi ultimi anni, hanno tormentato il campo giudiziario, ci accorgiamo di quanto fragile sia la presunzione di considerare un giudizio come veritą definitiva. Da qui il diritto, anzi il dovere per il professor Verdiglione di continuare perchč la veritą sia affermata. E' una battaglia che coinvolge anche, se non soprattutto, un interesse generale perchč tende, oltre che all'accertamento di una innocenza, a eliminare dal sistema una normativa (quella sulla 'circonvenzione d'incapace') che si intromette nel campo delle idee".
Il professor Paolo Ungari, docente alla LUISS di Roma, interviene su due elementi:
"Il primo - dice - č l'accusa vera e propria rivolta a Verdiglione: si č arrivati a configuarare una sorta di 'circonvenzione di capaci' non poveri esseri smarriti, deboli, emarginati, handicappati mentalmente, ma gente culturalmente attiva, militanti e raziocinanti. E questo non potrą mai persuaderci. In secondo luogo, si č cercato - e la carcerazione di Verdiglione č un infierire in questa direzione - di interrompere e di bloccare l'attivitą editoriale. Ma persino il curatore fallimentare di una drogheria farą di tutto per proseguire l'attivitą e per non distruggere l'avviamento?
Beninteso, se si trattasse di una attivitą di per sč criminosa bisognerebbe bloccarla, ma mi pare che si possa escludere che i libri di Ionesco o di Robbe-Grillet possano essere considerati corpi del reato o strumenti per la consumazione di un reato continuato".