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Agora' Agora - 11 agosto 1989
GIUSTIZIA: DICHIARAZIONE DEL SENATORE FRANCO CORLEONE MEMBRO DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA E DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA. DUE ANNI FA E' STATA APPROVATA TRA POLEMICHE LA LEGGE MANCINO-VIOLANTE CHE ALLUNGA I TERMINI DI CARCERAZIONE PREVENTIVA. VASSALLI SE LO E' DIMENTICATO?

Roma, 11 agosto -N.R.-Il senatore Federalista Europeo Ecologista Franco Corleone ha dichiarato:

"Il Presidente del Consiglio Andreotti forse per far rimuovere un passato denso di ombre e un'abitudine a frequentazioni di amici chiaccherati e sospetti di traffici poco puliti o illeciti, si esercita in questi giorni di agosto a dare picconate all'art. 27 della Costituzione che afferma il diritto del cittadino imputato a non essere considerato colpevole fino a condanna definitiva.

Non basta, il Ministro della Giustizia prof. Vassalli timidamente difende il principio costituzionale ma in contropartita offre l'allungamento dei tempi di custodia cautelare.

Il fatto incredibile è che nessuno ricorda che la legge 398 dell'84 già ha subito un pesante attacco tra la fine dell'86 e il febbraio '87 ad opera della cosidetta legge Mancino-Violante. Il dibattito suscitato da quella legge voluta in nome dell'emergenza per impedire il franamento del maxi-processo di Palermo fu caparbiamente voluta dall'allora ministro Rognoni e fu al centro della contestazione della Conferenza nazionale della Giustizia di Bologna.

L'opposizione a quella legge rafforzò il Movimento degli Avvocati e l'iniziativa delle Camere Penali:

Non può neppure essere dimenticato che contro quella legge si formò alla Camera dei Deputati uno schieramento che andava dai liberali con Bozzi, Biondi e De Luca ai socialisti Testa e Felisetti, da Pierluigi Onorato a Franco Russo e a me di opposizione ad una legge che riproponeva un accordo da unità nazionale.

Si è già previsto nella legge poi approvata il congelamento dei tempi del dibattito rispetto alle singole fasi della carcerazione, la sospensione dei termini per impedire ogni iniziativa difensiva degli avvocati, la non lettura degli atti rompendo il principio dell'oralità del processo; l'allungamento fino alla metà dei termini di carcerazione tra la sentenza di primo grado e l'appello.

Che cosa si vorrebbe di più ?

Tornare ai dieci anni di carcerazione preventiva che hanno visto l'Italia accusata in sede europea per violazione dei diritti dei cittadini?

Alla vigilia del nuovo codice di procedura penale è segno di schizofrenia proporre norme contrastanti con il nuovo processo penale.

Non si possono approvare norme ad hoc per superare le difficoltà dei maxiprocesso e all'utilizzo del reato associativo, combattendo la grande criminalità e la mafia nel rispetto delle regole dello Stato di diritto.

Due anni e mezzo fa si cambiarono le regole del gioco durante la partita provocando perdita di fiducia e di stima verso lo Stato da parte dell'opinione pubblica più aperta e consapevole. Sarebbe diabolico perseverare oggi nell'errore invece di operare per destinare maggiori risorse alla Giustizia in occasione della prossima Finanziaria.

Il valore della democrazia è nel suo rischio paradigmatico fra cultura delle manette e cultura del diritto; fra la strada maestra della Costituzione e le scorciatoie senza prospettiva di un intreccio tra riedizioni del prefetto Mori e utilizzo di pentiti, magari riciclati.

 
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