Roma, 30 agosto 1989 - N.R. - Tamas Deutsch, della direzione della Federazione dei Giovanni Democratici Ungheresi (FIDESZ) e Gyorgy Kerenyi della Solidarietà Operaia ungherese sono stati processati ieri pomeriggio a Praga e condannati a pagare una multa di 5.000 corone. Sono rientrati ieri sera stessa a Budapest, dove una folla numerosa li aspettava. Inoltre le cinquecento persone, fra cui diversi radicali, che la settimana scorsa avevano iniziato nella capitale ungherese un digiuno di solidarietà, l'hanno immediatamente interrotto.
Il giorno stesso un tribunale distrettuale di Gottwaldov, in Moravia, condannava a 20 mesi di reclusione il notissimo dissidente cecoslovacco, Stanislav Devaty.
Da una parte quindi, le autorità cecoslovacche compivano, con la sola condanna ad una pena pecuniaria dei due ungheresi, un atto di ragionevolezza e di forza che sembrava addirittura iscriversi in un nuovo trend di dialogo e di apertura. (Basta ricordare le dichiarazioni governative della settimana scorsa nelle quali si faceva un'aperta anche se parziale rivalutazione della Primavera di Praga).
Dall'altra si assiste - lo stesso giorno - ad un condanna esemplare nella sua severità, venti mesi di reclusione (ricordiamo che un anno fa lo stesso Havel fu condannato a nove mesi poi ridotti ad otto) a Stanislav Devaty.
Se il Partito radicale non poteva non accogliere con soddisfazione l'atteggiamento delle autorità cecoslovacche nei confronti dei due militanti democratici ungheresi, a maggior ragione la notizia successiva della pena inflitta ad Devaty non può non costituire un segnale molto negativo quanto alla effettività dei cambiamenti in corso. Il Partito radicale ritiene quindi suo dovere studiare e prendere tutte le iniziative nonviolente ed istituzionali affinché le autorità cecoslovacche confermino, attraverso il mutamento sostanziale e concreto del loro atteggiamento nei confronti di Devaty, quanto si poteva pensare ed auspicare prima di questa
ultima condanna.