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Agora' Agora - 22 settembre 1989
OBIEZIONE DI COSCIENZA: MAGISTRATO TORINESE CONTRO LA SENTENZA DELLA CONSULTA PER LA RIDUZIONE DEI TERMINI DI SERVIZIO CIVILE. PER MELLINI E' UN ATTO EVERSIVO SUL PIANO ISTITUZIONALE.

Roma, 22 settembre -N.R.- Il Tribunale Militare di Torino, presieduto dal giudice Garino in assenza del presidente titolare, con ordinanza emessa all'udienza del 20 settembre in un procedimento a carico di numerosi obiettori di coscienza testimoni di Geova, ha sollevato eccezione di incostituzionalità contro la sentenza della Corte Costituzionale n.409 del 18 luglio 1989, contestando il potere della Corte di statuire la riduzione della pena prevista per il reato di 'obiezione di coscienza non autorizzata' da due anni a sei mesi nel minimo di comparazione con il reato di mancanza alla chiamata, che prevede appunto tali minori pene, adottato dalla sentenza 409 della Corte.

"Un atto eversivo sul piano istituzionale, una provocazione contro la Corte Costituzionale che non ha neppure la dignità di una obiezione di coscienza contro un provvedimento ritenuto ingiusto, visto che quel magistrato non rischia nulla, diversamente dai giovani che rifiutano il servizio militare" ha definito tale ordinanza il deputato radicale Mauro Mellini, che ne ha dato notizia esibendone copia, durante la replica alla risposta del sottosegretario Mastella ad una sua interrogazione con la quale chiedeva conto della necessaria liberazione dei giovani condannati prima della sentenza 409, secondo la vecchia tariffa.

Mellini, che è stato difensore avanti alla Corte Costituzionale della tesi degli obiettori che è stata accolta dalla sentenza del 18 luglio, ha denunziato anche il tentativo di un altro Tribunale Militare, quello di Roma, che, per vanificare gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale ha scoperto una particolare 'pericolosità sociale' dei Testimoni di Geova e degli obiettori in genere, per partire, nella determinazione della pena con il calcolo delle attenuanti, dal massimo ora previsto, anziché dal minimo come era sempre avvenuto.

Dell'incredibile ordinanza di Torino, che è espressione di una generale crisi del senso dei limiti dei propri poteri da parte della magistratura, nel caso quella militare, si parlerà ancora alla Camera per una nuova interrogazione radicale.

 
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