Roma, 29 settembre -N.R.- Giovanni Negri interviene con questa nota, inviata anche al quotidiano socialdemocratico 'L'Umanità', su quanto è avvenuto in sede di Consiglio Nazionale del partito.
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Quanto è accaduto ieri all'interno di un partito di governo (il PSDI) la dice lunga sulla reale compattezza e convinzione delle forze di maggioranza nella crociata politico - legislativa sulla droga. Persino a voto palese il Consiglio Nazionale di quel partito avrebbe sicuramente approvato una mozione con la quale si affermava solennemente la piena libertà di coscienza per gli iscritti ed i parlamentari rispetto a questo tema ed alle proposte di legge in discussione al Senato. Dinnanzi a numerosi interventi critici e ad alcune nette prese di posizione in senso antiproibizionista il segretario Cariglia ha allora pensato bene di decretare testualmente come "inammissibili" le mozioni depositate dai consiglieri, fra le quali due a mia firma. Un atto grottesco, motivato solo con un richiamo all'ortodossia di governo, che pretende di inchiodare iscritti, senatori e deputati ad una posizione e di fatto esclude dal partito chi non intende accettarla nè fare il Ponzio Pilato.
Non so come il Cariglia che quattro mesi fa aderiva persino alla proposta di referendum per la depenalizzazione dell'hashish si concilii con il Cariglia che dichiara inammissibili le mozioni per la libertà di coscienza. So invece quali sono le due morali che si possono tirare da questa favola. La prima mi riguarda personalmente: prendo atto di questa esclusione di fatto, giacché le mie opinioni non coincidono con quelle che il Cariglia odierno pretende di imporre a iscritti e parlamentari. La seconda riguarda questa maggioranza - elefante che ha paura di mozioni - topolino: se gli organi di partiti di governo fossero convocati e rispettati, anziché calpestati, la demagogica crociata anti - droghista si rivelerebbe per quello che è.
Un pallone gonfiato, impaurito da quegli spilli che si chiamano libertà, intelligenza, informazione.