INTERROGAZIONE DI MELLINI E VESCE.Roma, 2 ottobre -N.R.- Mauro Mellini, deputato radicale e presidente dell'Associazione radicale per il Diritto e la Giustizia, ha dichiarato:
"Ho presentato con il collega Vesce l'interrogazione seguente al Ministro Vassalli per sollecitare l'uso di altrettanto coraggio e tempestività dimostrati nel caso di Chieti, in altri casi, oramai incancreniti, relativi a magistrati 'intoccabili' per presunti meriti 'antimafiosi', ed in particolare sul caso di Locri.
Farò oggetto questo caso di una analoga sollecitazione al Capo dello Stato, che nella sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura non può rimanere estraneo ed indifferente di fronte al crearsi di due pesi e due misure per le responsabilità e gli interventi nei confronti dei Magistrati, a seconda delle regioni e delle 'aureole' di cui si siano appropriati o che siano state distribuite da qualche organo di stampa.
Ne farò anche oggetto di un personale intervento nei confronti del Ministro Vassalli perchè la sua credibilità sta a cuore a me, deputato dell'opposizione, assai più di quanto non lo sia per i burocrati del suo ministero e per certi esponenti del suo stesso partito.
Questa l'interrogazione presentata da Mauro Mellini ed Emilio Vesce al ministro della Giustizia.
I sottoscritti chiedono di interrogare il ministro di Grazia e Giustizia per sapere se la tempestiva decisione di disporre una ispezione al Tribunale di Chieti a seguito di una denunzia della Guardia di Finanza relativa a modalità ed aspetti di una procedura giudiziaria tali da suscitare perplessità e sospetti non rappresenti un utile elemento di raffronto che consente di affermare che altre sedi ed altri magistrati godono di una particolare condizione di immunità e impunità a causa dell'aureola di 'antimafiosità' conferita abusivamente ai magistrati stessi, per lo più attraverso inquietanti rapporti con la stampa e con ben individuate correnti associative e consorterie politiche.
Chiedono in particolare di conoscere se il clima di intimidazione e di completo abbandono di ogni limite giuridico e deontologico creato alla Procura di Locri dai due sostituti Carlo Macrì e Ezio Arcadi, il primo, tra l'altro, rinviato a giudizio avanti al Tribunale di Messina per un inqualificabile episodio di interesse privato in atti d'ufficio su denunzia dei Carabinieri, il secondo giunto a tenere a lungo nel proprio ufficio, sottraendolo all'arresto solo dopo molte ore potuto effettuare dalla Polizia, un latitante per il quale l'Arcadi pretendeva uno speciale trattamento da parte del Giudice Istruttore, coinvolto altresì in un fatto di grave e pubblica intimidazione al Presidente del Tribunale ed al Procuratore capo del suo ufficio, ambedue continuamente coinvolti in questioni di rilevanza disciplinare, non debba comportare, alla luce del rinnovato coraggio e della lodevole tempestività dimostrati con il caso di Chieti, un intervento altrettanto efficace ed approfondito, esteso a tutti gli sconcertanti
aspetti ed episodi della vita della Procura di Locri, alcuni dei quali già oggetto di numerose interrogazioni parlamentari, per lo più senza risposta.