Roma, 2 ottobre - N.R. - Il magistrato di sorveglianza di Torino, Pietro Fornace dopo avere negato l'autorizzazione al lavoro presso il "Gruppo Abele" di don Ciotti, a Sergio Segio, ha revocato anche quella concessa precedentemente a Susanna Ronconi.
Il magistrato, inoltre, a seguito dello sciopero della fame di 20 giorni sostenuto da Segio e da sua moglie Susanna Ronconi, ha negato loro anche i permessi premio di cui usufruivano già da un paio di anni. Il magistrato ha ritenuto che non sussiste più la buona condotta e, in particolare, per quanto riguarda Susanna Ronconi, che il suo sciopero della fame »è espressione di puro ribellismo, una palese manifestazione di opposizione del tutto immotivata alle istituzioni ed alla disciplina carceraria ; per quanto riguarda Sergio Segio che »la mancata approvazione dell'art.21 ha fatto riemergere la sua figura insofferente verso le istituzioni, insofferenza che si è tradotta in aggressioni ed omicidi ai danni di cittadini indifesi. Il suo sciopero della fame deve essere considerato nel suo vero e profondo significato di opposizione verso l'ordine statuale .
Sergio D'Elia, ex dirigente di Prima Linea e segretario federale del Partito Radicale ha dichiarato:
"Sergio Segio e Susanna Ronconi, come me e come molti altri di noi che abbiamo creduto di cambiare il mondo con la lotta armata, e per questo siamo stati incarcerati e condannati, abbiamo già avuto per intero il nostro processo giudiziario e politico. Con le nostre azioni e le nostre idee ci siamo meritati la galera e l'abbiamo fatta e la facciamo con dignità. E' per questo che non é possibile riaprire un pre-giudizio su quello che siamo nella nostra umanità e nel nostro presente, a partire da una discrezionalità nell'applicazione delle norme carcerarie che - se é consentita - non dovrebbe tuttavia offenderci nella dignità. A Sergio Segio, e a noi tutti che abbiamo imparato a praticare la nostra non-indifferenza con l'amore e la pazienza, con la nonviolenza ed il dialogo, piuttosto che con l'odio di classe e l'intolleranza, con la violenza e la lotta armata, non si può chiedere autentica obbedienza verso le istituzioni se non a patto del rispetto della legge e del diritto da parte innanzitutto delle istituzi
oni. Considerare un'azione nonviolenta come il digiuno condotto da Sergio Segio e Susanna Ronconi un "atto di puro ribellismo" o una manifestazione di "opposizione verso l'ordine statuale" é veramente un punto di vista intollerante e totalitario che non sa guardare neanche alle profonde trasformazioni intervenute in chi la compie. Oggi, Sergio Segio e Susanna Ronconi sono, con la loro responsabilità e maturità politica ed umana, la migliore conferma delle loro personali rivoluzioni e il migliore sostegno all'ordine e alla legge. Spero che saremo in molti a rendere consapevole il magistrato Fornace dell'attualità di questa verità."