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Agora' Agora - 4 ottobre 1989
VISITA CONTORNO: CORLEONE RISPONDE A CHIAROMONTE: "ECCO PERCHE' HO SCELTO DI VISITARE CONTORNO. SU QUESTA INDAGINE SI GIOCA LA CREDIBILITA' DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA."

Roma, 4 ottobre -N.R.- Il senatore Federalista Europeo Ecologista Franco Corleone ha così risposto al presidente della Commissione Antimafia, Chiaromonte:

"Ho visto una prima volta, su sua richiesta, Contorno il 29 agosto occupandomi solo delle sue condizioni di detenzione e rifiutandomi di ascoltarlo su questioni che potessero investire l'istruttoria in corso. L'ho invitato a questo riguardo a chiedere una autorizzazione all'autorità giudiziaria competente. Ho correttamente informato della prima e della seconda richiesta di colloquio il Presidente della Commissione Antimafia, Chiaromonte.

Venerdì 30 settembre Chiaromonte mi ha chiesto di non recarmi ad ascoltare Contorno prima che la Commissione completasse la relazione su questo 'caso'. Ho ritenuto di non tenerne conto per due motivi: 1) perchè se autorità giudiziaria e Ministero della Giustizia non avevano nulla da obiettare al colloquio, non vedevo quale titolo avesse il presidente della Commissione per interferire; 2) perchè era preferibile che il colloquio avvenisse prima che la Commissione traesse le sue conclusioni sul 'caso Contorno' dal momento che, se fossero intervenute delle novità, la Commissione sarebbe stata costretta a riaprire il 'caso'. Inoltre, dopo la relazione, il colloquio avrebbe assunto un carattere di polemica e di contestazione delle conclusioni della Commissione che volevo evitare.

Ho chiarito sia alla stampa che ieri alla Commissione, e in precedenza ai commissari Lanzinger e Lo Porto con i quali mi ero consigliato, che se Contorno mi avesse rivelato qualcosa di attinente l'indagine del gruppo di lavoro antimafia ne avrei subito riferito al magistrato e alla Commissione stessa.

Non essendosi verificato questo, ma anzi avendo Contorno confermato le sue dichiarazioni rese alla Commissione il 9 agosto scorso, ho subito convocato una conferenza stampa per rendere pubblico l'intero contenuto del colloquio.

Ho respinto ieri con durezza la pretesa del presidente della Commissione Antimafia di sindacare le mie prerogative parlamentari come quelle di qualsiasi altro membro della Commissione. Il presidente non è un maestro di scuola, è, o meglio dovrebbe essere il garante e il moderatore di un organismo rappresentativo dell'intero parlamento. Quanto a pretese incompatibilità che sono state ieri ventilate dall'on. Violante, esse esistono soltanto nella fantasia del parlamentare comunista. Io sono un membro della Commissione che ha ascoltato, dopo aver atteso le prescritte autorizzazioni, un detenuto. Perfino Violante dovrebbe aver capito ormai che i radicali non sono dei confidenti dei pentiti.

Ritengo tuttavia che questa discussione sia assolutamente pretestuosa ed abbia in realtà un altro scopo non confessato: quello di porre dei limiti alle indagini e di precostituire le conclusioni dell'apposito Comitato e dell'intera Commissione. E' davvero assai grave la decisione che di fatto è stata ieri anticipata di non ascoltare il giudice Di Pisa, come io e molti altri membri della Commissione abbiamo da tempo richiesto.

Per questo motivo chiedo che la questione sia valutata e decisa dalla Commissione e non dall'ufficio di Presidenza. A me risulta che, a parte gli altri gruppi di minoranza (Verdi, DP e missini) anche molti democristiani, socialisti e di altri partiti abbiano su questo opinioni non dissimili dalla mia. Su questa indagine si gioca la credibilità della Commissione come strumento parlamentare d'inchiesta sulle più importanti vicende mafiose soprattutto in ordine al controllo dei comportamenti di chi deve presiedere alla lotta alla mafia. Non abbiamo bisogno di un'altra Commissione di studi sociologici."

 
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