IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA NEI GIORNI SCORSI ALLA PRESIDENTE NILDE IOTTI.Roma, 12 ottobre -N.R.- Riproponiamo il testo della lettera di dimissioni da deputato di Marco Pannella inviata nei giorni scorsi alla presidente della Camera, Nilde Iotti.
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Signora Presidente,
dovunque si volga lo sguardo il prevalere di impulsi, riflessi, violenze istituzionali e sociali di carattere inequivocabilmente fascistico mi appare tragicamente chiaro.
Se manca, o sembra mancare, la violenza squadristica, con le sue vittime e i suoi assassini, è perchè l'assassinio dell'immagine, della verità, della tolleranza, delle idee, delle stesse leggi e del loro fondamento morale, la Costituzione, lo si compie oggi ogni ora, in modo più completo, profondo, radicale di allora, attraverso l'opera dei mass-media (in primo luogo la RAI-TV, il cui teppismo e squadrismo, non più nella sola prima rete, ma ancor più nella rete "socialista" e nella sua gestione "presidenziale"; ma anche grazie allo scatenarsi, convergente con quelli, dei giornali espressione dei maggiori gruppi industriali e di potere italiani e multinazionali) e la denigrazione del Parlamento, la tendenza a linciare chiunque non sia d'accordo con il leader del PSI ed i suoi "protettori" o "alleati" nella DC, come già accade in occasione dei voti sul "voto segreto" e, ora, con il silenzio del Presidente del Senato, accade a proposito della legge sulla droga.
La Commissione di Vigilanza sulla RAI-TV sta impegnando direttamente il Parlamento in un'opera pilatesca e farisaica di complicità omissiva con questo quadro sovversivo, di tradimento della Costituzione, di negazione della legge, della legalità, della legittimità dello scontro politico.
Su questo nessun vero dibattito alla Camera, in convergenza con il sistema politico e partitocratico di stampo fascistico che si sta serrando attorno e contro gli ideali e le forze della democrazia e della legalità.
Per questo presento le mie dimissioni da deputato. Quel che sta accadendo in occasione delle elezioni amministrative romane non sarebbe più tollerato nell'Est europeo, nemmeno in URSS, dove Yeltsin non sarebbe nemmeno stato conosciuto come candidato, se avesse concorso come ad elezioni italiane. Non ci sto.