FRANCESCO RUTELLI DOMANI SU 'PAESE SERA'.Roma 19 ottobre - N.R. - Pubblichiamo di seguito l'articolo di Francesco Rutelli che apparirà domani su 'Paese Sera'.
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"Quanti voti raccoglierà la Lista dei Verdi per Roma alle elezioni del 29 giugno? Sento circolare molte ipotesi, entusiastiche o prudenti, in una città che si manifesta silenziosa, diffidente nei confronti di una campagna elettorale che sembra non iniziare mai. Vale allora la pena di analizzare le condizioni nelle quali la Lista dei Verdi - che unisce Sole che Ride e Arcobaleno - si presenta all'elettorato romano.
Noi veniamo da un forte successo alle elezioni europee: il 5,9% alla Lista Verde, il 3,8% alla margherita dell'Arcobaleno, ovvero quasi un dieci per cento dei voti che, considerato unitariamente, porta il consenso dei Verdi ad un livello sostanzialmente corrispondente ai valori raggiunti da socialisti e missini, "terze forze" elettorali nella Capitale in questi anni.
Dobbiamo attenderci un "bis" alle Comunali? Credo che un nuovo successo verde sia probabile; vedo significativi, motivati, crescenti consensi attorno alla nostra Lista. Ma sconsiglierei aspettative trionfalistiche, per la caratteristica propria delle elezioni amministrative, e di queste in particolare, a differenza del voto certamente più libero che si può esprimere per il Parlamento Europeo. Oggi stiamo assistendo ad una sbalorditiva scesa in campo di forze ed interessi economici e finanziari, ad un enorme dispendio di mezzi: quel che appare dai muri della città, palazzi è una manifestazione volgare - ed illegale - ma assolutamente marginale rispetto alla "mobilitazione" diffusa che i partiti di governo stanno mettendo in atto (DC e PSI la fanno da padroni) con un gigantesco apparato di galoppini che distribuiscono buoni-benzina, buoni-pranzo, offerte reali di lavoro o millanterie di "sistemazioni". Una mobilitazione che fruisce di finanziamenti da aziende pronte ad incassare la cambiale ricevuta oggi in un
prossimo domani; come sempre, a spese della collettività, a danno del buon governo cittadino stanno maturando in queste ore gli appalti e le opere, le "revisioni-prezzi" che attendono di essere realizzati nei prossimi cinque anni.
E' per questo che io vorrei sconsigliare ai miei amici e compagni della Lista dei Verdi per Roma un eccesso di entusiasmo: la
capacità di corruzione, di influenza e di controllo del voto in queste elezioni è assai forte; e vorrei invece incitare a spiegare queste cose alla città, a far leva sull'elettorato libero, di opinione, e sulla volontà di riscatto civile e politico da questi metodi di profonda degenerazione del potere.
Un motivo di orgoglio in questo senso c'è: i Verdi per Roma spenderanno per l'intera campagna elettorale una cifra che
raggiungerà difficilmente i settanta milioni di lire (ovvero, per candidati "di punta" alle elezioni Circoscrizionali).
In un simile, difficilissimo contesto in cui operano migliaia e migliaia di candidati, la previsione di un buon risultato elettorale
dei Verdi per Roma è secondo me quella di un 7% dei voti. Potrebbero essere meno, potrebbero essere in più, ma questa mi pare la soglia di un grande successo, che consentirebbe l'ingresso in Campidoglio di una squadra numericamente e politicamente determinante di 5 consiglieri.
Questa riflessione ci introduce alla questione delle alleanze all'interno delle quali far pesare questa forza numerica e politica che ci verrebbe dagli elettori. Ebbene: in questi giorni si stanno registrando molti segni di attenzione e di nervosismo nei confronti del ruolo della nostra Lista. La principesca Lista del MSI ci addita sui manifesti come una "ruota di scorta del PCI"; settori significativi (e non "giubilei") della DC ci invitano ad entrare nell'attuale maggioranza pentapartito. Si tratta di polemiche che non incantano nessuno, o di segnali soltanto accademici.
Io vedo, infatti, che il consenso in procinto di raggiungere la nostra Lista origina da due fattori essenziali: la "non contaminazione" dei Verdi per Roma rispetto alle precedenti gestioni amministrative capitoline; l'attitudine nostra di parlare di temi concreti, di avanzare proposte non politicistiche, ma volte al risanamento della città, al miglioramento della qualità della vita a Roma. Con noi, dunque, ci si dovrà misurare sui contenuti programmatici (e non attraverso il torneo oratorio preelettorale, ma assumendo impegni sul come, in che tempi, con che strumenti, con quali persone quei programmi saranno attuati).
Questo comporta da parte nostra indifferenza verso i vari interlocutori? Certamente no.
Sarà nostro dovere "andare a vedere" le carte di tutti; è nostro dovere non escludere formule di rinnovamento politico e civile -nel quadro di una "conversione ecologica" dell'organizzazione della città-anche a carattere straordinario; ma i Verdi per Roma non sono all'asta per degli assessorati: sono in gara per contribuire ad una svolta profonda nella città che alcune forze hanno pesantemente degradato trasformando il Campidoglio in uno sportello d'affari. L'"ecologia della politica" comporta anche un rinnovo della classe dirigente, e noi non ci presteremo a lasciare le cose al brutto punto in cui le abbiamo trovate, né a lasciare al loro posto coloro che ne sono responsabili.