Roma 1 dicembre - N.R. - Il Giornale d'Italia di domani pubblicherà il seguente articolo di Giovanni Negri.
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Mentre il nostro Paese tributa un giusto e meritato trionfo all'uomo della Perestroika e della fuoriuscita dalle macerie del socialismo reale, non mi pare nè casuale nè irrilevante che dai banchi del più grosso partito italiano, perno del potere e del sistema da oltre quarant'anni, si levi una voce che merita non solo ascolto ma dialogo, sostegno, iniziativa e sia una voce che reclama democrazia. Se Oscar Luigi Scalfaro - noto per la sua autorevolezza e prudenza oltre che per il pluridecennale rigore di magistrato e parlamentare - afferma oggi testualmente che "questa non è democrazia", rifiuta di votare il bilancio di Montecitorio, rivolge composte ma aspre critiche per la mancata difesa e il penoso decadimento delle istituzioni repubblicane, tutto ciò deve ormai suonare non come l'ennesimo e inutile campanello d'allarme ma come un appello all'iniziativa e all'assunzione di responsabilità. Potrei aggiungere, per vezzo o per esigere riconoscimenti, che da molti anni a questa parte solo Pannella e i radicali
, e per altro verso un giornale libero come il tuo, hanno avuto il coraggio e la puntualità di denunciare i connotati e il degrado di un sistema politico trasformatosi in regime, facendo seguire alle parole i fatti, dai referendum che rompevano le rigide gabbie partitiche sino alla nostra disseminazione in diverse forze politiche per creare o accelerare l'unica, vera, grande riforma necessaria al paese, che è la riforma democratica della partitocrazia. Ma alla luce delle parole di Scalfaro e dopo la coraggiosa svolta di un gruppo dirigente comunista deciso a rischiare se stesso pur di riformarsi e riformare, mi preme invece ragionare sui tempi, le scadenze e i sicuri ostacoli che incontreranno quanti come noi intendono conquistare una piena democrazia politica al nostro paese, realizzando la perestroika di questa "democrazia reale" italiana.
Occorre, a mio avviso, definire un punto fermo: la riforma del sistema politico deve essere realizzata in questa decima legislatura ed impedire ogni dilazione e rinvio al futuro, che sarebbe uno squallido alibi per conservare l'esistente. Ma mentre dall'interno dei partiti e dei gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, cresce l'interesse per proposte quali l'elezione diretta del sindaco nelle grandi metropoli, la riforma del sistema elettorale amministrativo, l'ipotesi di referendum popolare sul sistema elettorale (con una raccolta di firme già praticabile la prossima primavera ed il suo svolgimento nel 1991), altrettanto mi pare vada organizzandosi il partito della conservazione. Non è un mistero: con sempre maggiore insistenza si parla di volontà di scasso dell'attuale legislatura e di elezioni anticipate (magari per cogliere il PCI in mezzo al guado, certo per impedire riforme del sistema), di patti di spartizione e scambio del Quirinale e di Palazzo Chigi, di ancor più ferreo controllo
dei media e di tutto ciò che dovrebbe eternare un parassitario potere di rendita, veto e ricatto.
Ignorare tali pericoli mi parrebbe davvero imprudente.
Per queste ragioni credo sia dunque urgente preparare ed organizzare sia la difesa del Parlamento e della decima legislatura che la mobilitazione dell'opinione pubblica per la riforma del sistema politico.
Questo mi pare l'autentico, possibile 1992 europeo del nostro paese ed il più serio modo di onorare le preziose parole di Oscar Luigi Scalfaro.