IL TESTO.Roma, 14 novembre - N.R. - Oggi pomeriggio la Camera discuterà sulla mozione presentata da tutti i capigruppo di Montecitorio in vista del vertice europeo dell' 8 e 9 dicembre. Su impulso radicale e dell'intergruppo parlamentare Federalista Europeo, è stata presentata il 25 ottobre scorso da tutti i capigruppo della Camera, primo firmatario Enzo Scotti. In vista del vertice europeo di Strasburgo dell'8 e 9 dicembre prossimi, e in relazione agli straordinari eventi in corso nell'Europa dell'Est, la discussione assume un rilievo particolare. La mozione chiede infatti al Governo di impegnarsi per una forte accelerazione del processo di costruzione dell'Europa politica e per la riforma democratica delle istituzioni comunitarie, così come chiesto dal referendum tenutosi il 18 giugno scorso suffragato dall'88,1% dei suffragi. Un referendum lungimirante perché l'unità politica dell'Europa e la Comunità come soggetto pienamente politico, fondato su istituzioni democratiche, è l'unica risposta rispetto alla stessa qu
estione tedesca ai processi in corso nell'Europa dell'Est. Il dibattito vedrà la presenza del Presidente del Consiglio Andreotti
e proseguirà, eventualmente, con una seduta notturna. Mercoledì alle 16 le dichiarazioni di voto, riprese in diretta dalla RAI.
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Questo il testo della mozione sottoscritta da Scotti, Zangheri, Capria, Pazzaglia, Del Pennino, Bassanini, Mattioli, Caria, Battistuzzi, Calderisi, Arnaboldi, Columbu.
La Camera,ricordando e ribadendo le posizioni più volte assunte a sostegno del progetto di Trattato per l'istituzione dell'Unione europea approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio 1984 in particolare con le risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati lo stesso 14 febbraio 1984 (6/00018;19), nonché il 6 giugno 1984 (6/00032;33;34), il 28 novembre 1984 dalle Commissioni I e III (7/00128), il 29 novembre 1985 dalla Commissione III (7/00244;240), il 7 febbraio 1986 dalla Commissione III (7/00266); e dal Senato della Repubblica il 10 maggio 1984 (1/00031;32) e il 29 gennaio 1986 (6/00007); ricordando e ribadendo il contenuto degli ordini del giorno approvati dal Senato della Repubblica il 1^ ottobre 1986 (9/1751/3) e accolti alla Camera dei deputati il 17 dicembre 1986 (9/4029/1;2;3) in occasione della discussione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Atto Unico europeo nei quali, in particolare, si invitava il Governo a sostenere la proposta di affidare un esplicito mandato costituente al
Parlamento europeo da eleggere nel giugno 1989 e si esprimeva "profonda insoddisfazione" per la non rispondenza dell'Atto Unico europeo alle esigenze reali di sviluppo democratico delle istituzioni comunitarie; ricordando la dichiarazione depositata contestualmente alla firma dell'Atto Unico europeo il 28 febbraio 1986 all'Aia, dal Ministro degli Affari esteri Giulio Andreotti, a nome del Governo Italiano, nella quale, in particolare, si affermava: "...Un esame obiettivo dei risultati della Conferenza intergovernativa conduce a constatare che l'Atto Unico europeo costituisce una risposta parziale e insoddisfacente all'esigenza di sostanziali progressi nella direzione indicata dal Parlamento europeo e dai rapporti dei Comitati Dooge e Adonnino. Infatti, per quanto riguarda i poteri del Parlamento europeo, l'Atto prevede un sistema di doppia lettura che non configura il potere di codecisione auspicato dal Parlamento europeo e dal Parlamento italiano. Quanto all'impegno di realizzare entro il 31 dicembre del 1
992 il mercato interno, osservo che tale obiettivo è fortemente condizionato da tutta una serie di eccezioni e deroghe che ne attenuano sostanzialmente la portata. Inoltre, l'introduzione del voto a maggioranza nelle decisioni del Consiglio è stata limitata a pochi articoli del Trattato, con eccezioni e possibilità di deroga in settori estremamente importanti. (...)
L'Atto Unico europeo non rappresenta, dunque, l'attuazione di quella riforma organica della Comunità europea per la quale il Governo italiano si è adoperato e che era stata auspicata dal Parlamento nazionale, in linea con le indicazioni fornite dalla assemblea di Strasburgo. Il Governo italiano resta del parere che la Conferenza intergovernativa tenutasi a seguito del Consiglio europeo di Milano non ha saputo ne voluto sfruttare le opportunità che le si offrivano di far compiere alla nostra Comunità un effettivo salto di qualità. Esso, quindi, non può non esprimere la sua profonda insoddisfazione. Da parte italiana si intende, anche in occasione della firma dell'Atto Unico europeo, ribadire la determinazione ad operare perché le limitate riforme contenute vengano non soltanto applicate nella loro interezza ma, soprattutto, attuate in senso evolutivo. (...) Inoltre, il Governo chiede ai Governi dei Paesi comunitari di assumere le iniziative necessarie perché entro il 1^ gennaio 1988 si proceda da parte di tu
tte le istituzioni comunitarie ad un esame sull'attuazione e sul funzionamento delle decisioni adottate dalla conferenza intergovernativa per verificarne la validità ed ampliarne la portata, specie per quanto riguarda una maggiore partecipazione del Parlamento europeo al processo legislativo onde consentire alla progettata riforma della Comunità europea di proseguire il suo cammino..."; ricordando e ribadendo il contenuto della risoluzione presentata da 261 deputati e approvata il 10 febbraio 1988 dalla Commissione III della Camera la quale, in particolare, impegnava il Governo ad operare per il conferimento al Parlamento europeo da eleggere nel giugno 1989 del mandato di aggiornare la proposta di nuovo Trattato per l'Unione europea, nonché per l'elezione del Presidente del Consiglio europeo e del Presidente della Commissione da parte del Parlamento europeo e degli eletti nei Parlamenti dei dodici paesi membri, riuniti in Stati generali dei popoli europei;
ricordando che il Parlamento ha approvato la legge costituzionale 3 aprile 1989, n.2 "Indizione di un referendum di indirizzo sul conferimento di un mandato costituente al Parlamento europeo che sarà eletto nel 1989"; che a favore del referendum, svoltosi il 18 giugno contemporaneamente all'elezione dei rappresentanti dell'Italia al Parlamento europeo, si sono registrati addirittura l'88,1 % dei suffragi; rilevando e denunciando l'esistenza di un gravissimo deficit democratico nelle istituzioni comunitarie derivante dal trasferimento a livello comunitario di competenze appartenenti precedentemente ai Parlamenti nazionali a cui non ha corrisposto l'attribuzione di poteri legislativi e di controllo al Parlamento europeo; che di conseguenza la volontà popolare rappresentata dalle istituzioni parlamentari rischia di essere completamente esautorata da decisioni assunte al di fuori di ogni controllo e di ogni potere di indirizzo democratico; ribadendo la sua convinzione che il Mercato unico del 1992, l'Unione eco
nomica e monetaria, il rafforzamento dei diritti dei cittadini in particolare nell'ambito della Carta sociale europea esigono la riforma democratica delle istituzioni comunitarie con la trasformazione della Comunità europea in un'effettiva Unione europea, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento europeo in primo luogo al fine di superare gli squilibri economici e sociali e assicurare uno sviluppo armonico dell' intera Comunità e al fine di sottrarre gli interessi generali dai condizionamenti di poteri economici altrimenti privi di controlli democratici; ricordando che già nel 1952 gli Stati membri della CECA decisero di affidare all'Assemblea della CECA, opportunamente ampliata, il compito di elaborare un progetto di Trattato per istituire una Comunità politica europea, ispirandosi all'art. 38 del Trattato che istituiva la Comunità politica di Difesa ed in particolare ai principi di una struttura federale fondata sulla separazione dei poteri e su un sistema rappresentativo bicamerale; ritene
ndo che alcune dichiarazioni rese dal Governo in Parlamento ("...la linea seguita dal Governo si può chiamare linea Delors anche con riferimento ad altre questioni tra le quali quella dello spazio sociale europeo. A parere dell'esecutivo si tratta della linea giusta, pratica e ragionevole da seguire...") potrebbero essere interpretate come contraddittorie rispetto alla continuità di indirizzi seguiti in questi anni dal Governo italiano; ritenendo che, anche in vista del semestre di presidenz italiana della Comunità, il Governo debba promuovere il rilancio della costruzione dell'Unione europea e sostenere pertanto con iniziative e atti coerenti l'evoluzione della Comunità verso un sistema federale, appoggiando in questo spirito gli obiettivi recentemente indicati dal Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, e la strategia costantemente espressa dal Parlamento europeo in materia di Unione europea; ricordando che il Consiglio europeo, riunito a Madrid il 26 e 27 giugno 1989, ha invitato le istituz
ioni della Comunità ad avviare un'analisi sul loro ruolo nella prospettiva del dopo 1992; affermando che la straordinaria occasione offerta al mondo dalle trasformazioni in corso nell'Europa centrale e orientale impone responsabilità direttamente politiche ai Paesi della CEE e alla Comunità in quanto tale; consapevole che tali trasformazioni modificano in profondità i termini stessi della questione europea, rendendo attuale come non mai in passato la prospettiva di un incontro in chiave democratica e federalista tra Paesi europei per decenni separati dalla cortina di ferro; sottolineando che tanto più ne discende il bisogno di Europa non più solo economica ma anche direttamente ed esplicitamente politica, sia perché sarebbe essenziale la capacità di una vera e compiuta Unione europea di attuare una strategia comune per favorire il processo di democratizzazione, sia perché è indispensabile offrire alle democrazie in formazione il punto di riferimento e la prospettiva di una comune democrazia europea in cui in
serirsi; affermando che solo una Comunità europea avviata a trasformarsi in un soggetto anche politico, nella forma di un'Unione democratica europea, avrebbe la capacità e l'autorevolezza adeguate a promuovere il sistema degli accordi di Helsinki - e delle sue implicazioni in termini di diritti civili e umani - a fulcro delle relazioni europee;
impegna il Governo
1. a far iscrivere all'ordine del giorno del Consiglio europeo del 8 e 9 dicembre prossimo l'esame sull'attuazione e sul funzionamento dell'Atto Unico europeo, in relazione alle riforme istituzionali necessarie, in conformità con la dichiarazione depositata al momento della firma dello stesso Atto Unico europeo il 28 febbraio 1986, riferendo sull'esito del referendum di indirizzo svoltosi in Italia il 18 giugno 1989 per l'attribuzione al Parlamento europeo del "mandato di redigere un progetto di Costituzione europea";
2. a presentare ai Governi dei Paesi membri della Comunità già in occasione del Consiglio europeo di Strasburgo, alla Commissione esecutiva e al Parlamento europeo un memorandum contenente le proposte e la strategia per l'attuazione della volontà espressa dai cittadini italiani attraverso il voto sul referendum di indirizzo e per la trasformazione della Comunità in un'effettiva Unione; ad analizzare in tale memorandum le conseguenze istituzionali del deficit democratico della Comunità, della revisione della cooperazione europea in materia di politica estera così come previsto dall'art. 30, par. 12 dell'Atto Unico europeo, della riforma del finanziamento del bilancio della Comunità così come deciso dal Consiglio europeo di Bruxelles nel febbraio 1988 e dell'evoluzione dell'integrazione europea verso l'Unione economica e monetaria; a sottolineare che il proprio impegno a favore della realizzazione di tutte le tappe dell'Unione monetaria, così come previsto dal rapporto del Comitato Delors, sarà costantemen
te accompagnato da una puntuale iniziativa politica e diplomatica nella prospettiva della trasformazione della Comunità, entro le prossime elezioni europee, in un'effettiva Unione europea;
3. a chiedere al Consiglio europeo di Strasburgo di nominare un Comitato ad hoc di rappresentanti personali dei Capi di Stato e di Governo, presieduto dal Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, incaricato di fare un'analisi sul funzionamento delle istituzioni comunitarie e sul deficit democratico della Comunità, e di presentare su questa base al Consiglio europeo di Dublino del giugno 1990 le sue conclusioni e in particolare le sue proposte in merito all'attribuzione al Parlamento europeo del mandato di elaborare le basi costituzionali dell'Unione europea;
4. a sostenere, in occasione del Consiglio europeo di Strasburgo, la convocazione della Conferenza intergovernativa per la realizzazione dell'Unione economica e monetaria in modo tale che essa possa svolgersi a partire dal luglio 1990; a ribadire il proprio consenso al metodo e al programma d'azione proposto dal rapporto elaborato dal Comitato Delors; a chiedere che il Parlamento europeo sia associato ai lavori della Conferenza attraverso una procedura di concertazione, per creare le condizioni necessarie ad un accordo fra gli Stati membri ed il Parlamento europeo; a subordinare comunque la convocazione della Conferenza all'accettazione del punto 3 e alla condizione che la Conferenza elabori un nuovo Trattato di unione monetaria non sottoposto alle procedure dell'articolo 236 del Trattato CEE che impongono l'unanimità dei dodici governi nazionali;
5. a riferire periodicamente al Parlamento sullo stato della preparazione della Conferenza intergovernativa e delle iniziative a favore dell'Unione europea e del ruolo costituente del Parlamento europeo.