Padova, 24 novembre -N.R.- I detenuti di Padova hanno scritto al Capo dello Stato sull' entrata in vigore del nuovo codice.
Di seguito un commento di Vesce.
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Desideriamo portare alla Sua attenzione una grave "dimenticanza" verificatasi in occasione dell'emanazione del Nuovo Codice di Procedura Penale: mentre si abrogavano le vecchie norme non garantiste e se ne promulgavano altre di alta civiltà giuridica, ci si dimenticava delle situazioni pregresse, cioè proprio di coloro che stanno ancora subendo il rigore di quelle norme oggi riconosciute non garantiste (che troppo spesso hanno prodotto condanne ingiuste o esagerate). Per rendersi conto di ciò, basta considerare che tutte le opportunità offerte dai riti alternativi ai "nuovi imputati" sono mancate ai "vecchi imputati" (ora condannati e detenuti), e questa disparità di trattamento non ci sembra giusta. Non si tratta di poca cosa, si tratta di cittadini Italiani che, per gli stessi reati, stanno scontando pene doppie o triple di quelle che vengono comminate oggi con i riti alternativi.Sappiamo bene che il Nuovo Codice non può aprire i nostri processi,che non può estendere a noi 2definitivi" i suoi benefici, p
er cui non ci resta che invocare, in base all'equità, un atto riparatore che ci compensi per la parità processuale non goduta e per le "opportunità processuali" non usufruite.
Chiediamo pertanto che in occasione del prossimo provvedimento di amnistia, il cui iter di approvazione sta per iniziare in Parlamento, venga concesso anche un indulto, possibilmente di tipo proporzionale, ispirato ad una "ratio clementiae", e quindi esteso a tutti coloro che sono stati condannati in base alle vecchie norme di procedura. Facciamo presente che questa nostra richiesta, ispirata alla più genuina fonte di giustizia che è l'equità, non produrrebbe (come forse si teme) nè scarcerazioni indiscriminate, nè scarcerazioni in massa. In pratica il suo unico effetto sarebbe quello di avvicinare il momento del reinserimento del detenuto nella società, momento che resta sempre affidato alla valutazione caso per caso da parte della Magistratura di Sorveglianza. A nostro rispettoso avviso, infine, va tenuto conto che, se per l'avvenire la concessione di amnistia ed indulto sarà ristretta a casi eccezionali, a maggior ragione, nel momento in cui si concede amnistia "per l'ultima volta" - non appare equo non c
oncedere, "per l'ultima volta" anche l'indulto,per non dimenticare coloro che dei benefici del Nuovo Codice non hanno potuto beneficiare. Onorevole Presidente, la nostra è un'istanza profondamente sentita, come profonda è l'esigenza di equità di ogni essere umano. Ci appelliamo quindi, alla Sua coscienza perchè non ci dimentichi.
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Emilio Vesce, deputato radicale, sulla lettera a Cossiga ha dichiarato:" Trovo legittima la richiesta che viene dalle carceri di realizzare l'egualglianza dei cittadini nei confronti della legge, nel momento in cui entra in vigore il Nuovo Codice. La richiesta di un provvedimento che si accompagna alla proposta governativa di amnistia, appartiene ad una ragionevole logica che deve sanare le differenze di trattamento che si producono tra il vecchio ed il nuovo codice. Del resto il disegno di legge sull' amnistia, che dovrebbe semplicemente sgombrare le scrivanie dei tribunali, non può non tener conto del fatto che la giustizia funziona non soltanto quando semplifica il lavoro dei magistrati, ma soprattutto quando elimina le ingiustizie".