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Agora' Agora - 29 novembre 1989
PILLOLA RU-486: LA PILLOLA DELLA SOLITUDINE. INTERVENTO DI M.TERESA DI LASCIA.

Roma, 29 novembre -N.R.- Anticipiamo l'articolo di Maria Teresa Di Lascia, della segreteria del Partito Radicale, sulla pillola RU 486 che sarà pubblicato dal 'Giornale d'Italia'.

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"Io credo che sulla pillola Ru 486 si vadano affollando una serie di dogmi e di parossismi mistici che rischiano, davvero, di fare scambiare una cosa qualunque - nemmeno migliore di altre, forse peggiore - per uno straordinario strumento di libertà e di autodeterminazione femminile.

E'vero: sulla pillola Ru 486 si é scatenata tutta la protervia - ma anche tutto lo smarrimento, aggiungo io - di una certa cultura maschile.

Mi sembra però, che questa cultura non parta più da una presunzione di inferiorità o di debolezza della donna, ma al contrario dalla accettazione indiscussa della sua superiorità biologica da cui discende la richiesta di una eventuale parità, o interlocuzione, di fronte ad un potere, paradigmaticamente assoluto.

E' vero anche che polemiche su questa 'superiorità' della donna (e vorrei che si riflettesse sul fatto che di questo si tratta, e che a questo, ormai, fanno riferimento la maggioranza di coloro che intervengono), sono cominciate molto prima che si parlasse della Pillola Ru486 e che la tensione corre verso e contro la legge 194.

Forse mi sbaglio e sono eccessivamente ottimista, ma io credo che la maggioranza degli uomini, dei ragazzi e dei giovani oggi, abbiano appreso con certezza che a decidere sul proprio aborto é la donna, e che - anzi - questo é un problema suo. (Solitudine e vertigine della libertà!).

E' da questa certezza, e dall'assorbimento della nozione dominante dell'autodeterminazione, che nasce la domanda successiva: quando é che possiamo parlarne insieme.

A me sembra che le richieste che ci giungono oggi, dall'universo maschile, riguardino qualcosa di profondamente diverso da ciò che ci veniva chiesto nel passato e che - a parte gli imbecilli in servizio permanente effettivo - la problematica maschile rispetto all'aborto non nasca più da logiche ed educazioni padronal- repressive. Ho il sentimento perfino - anche se questo potrà apparire visionario - che ci sia una richiesta di aiuto di fronte ad una solitudine crescente.

Di questa solitudine - che é anche la nostra - io credo che vada riscritto il linguaggio attraverso una ricerca più approfondita dei valori che ci hanno portato a sintetizzare quindici anni fa: 'L'utero é mio e me lo gestisco io'.

'Prendersi' l'utero significava desantificarlo, restituirlo alla carne invece che alla sacralità del mistero della riproduzione, e perciò, significava responsabilmente laicizzarlo nella sua funzione storica e individuale. Se questo é vero e se la coscienza collettiva é cresciuta in questo senso, mi chiedo perché non siamo ancora in grado di parlare con chiunque - uomini compresi - come parleremmo di ogni cosa ci stesse nel cuore e nella testa.

Si afferma, nella politica come nell'economia o nell'arte, e insomma nella vita, il valore dell'interdipendenza e il rifiuto di qualunque legge voglia costringere a vizio privato ciò che appartiene alla sfera personale - e il discrimine é dato dalla clandestinità - vorrei capire perché questo vale per tutto o per la più parte delle cose, e non vale per l'aborto.

E' come se - in ossequio conformista al fondamentalismo della autodeterminazione - si fosse deciso di rimuovere le ragioni più importanti della lotta per l'aborto, che riguardavano la tutela della salute delle più deboli e delle meno garantite.

Perciò non parliamo più di contraccezione - che si fa a due - né di salute, che si fa tutti.

In quale altro modo si può spiegare infatti, questa esaltazione della Ru 486 come panacea per ogni donna che potrà correre libera per il mondo - libera dal medico, libera dalle strutture sanitarie, libera dal bisturi cruento e dall'oppressione del maschio - perché potrà sanguinare e contrarsi nel segreto di casa propria per una quindicina di giorni?

Né lei, né il medico che gliela prescriverà, sapranno esattamente cosa sta accadendo nel suo organismo sicché, finalmente, avremo ristabilito quel segreto esoterico che nei secoli é appartenuto ai medici e agli speziali a danno della salute delle donne e le nuove generazioni di ragazze cresceranno senza sapere neanche come sono fatte. Altro che sapienza o rivendicazione de 'l'utero é mio!': qua l'utero é della società farmaceutica!

Perciò chiedo: perché si sta spacciando la Ru486 per un vessillo di libertà 'privata' e non si chiede conto di come funziona nell'organismo, di quali effetti ha sulla salute delle donne e se, nell'ambito dell'applicazione della legge 194, non ci siano da ricercare tecniche più dolci, più sapienti e più 'dialogiche' anche per l'aborto."

 
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