Roma, 5 dicembre 1989 - N.R.- Proponiamo di seguito il testo della lettera aperta di Giovanni Negri, vicesegretario del Partito radicale e deputato del gruppo socialdemocratico, che l'Umanità pubblicherà domani.
Ringrazio l'Umanità per aver voluto iniziare - con la lettera aperta a me rivolta - un dibattito sulla droga che è oggi quanto mai utile.
Una scelta responsabile - giacché credo che tale dibattito si estenda ora dal giornale alle competenti sedi del nostro partito e del nostro gruppo parlamentare - ma anche esemplare per gli altri quattro partiti di governo, i cui organi hanno purtroppo sin qui dedicato al tema solo articoli unilaterali in luogo di autentici confronti democratici interni ai partiti. E voglio subito dichiarare il mio pieno accordo con il compagno Sabatini quando egli, rivoltomi il benvenuto nel gruppo parlamentare, aggiunge "purché si ricordi che qualche patto va pure rispettato e non ci si dimentichi che un partito ha una linea che è il frutto di un lavoro interno spesso sofferto".
A tal punto sono rispettoso di patti, linee e sofferte elaborazioni interne da aver rifiutato la mia impropria designazione a titolare del partito nella commissione sanità, chiamata nei prossimi giorni ad esaminare il d.d.l. sulla droga. Ben prima che Sabatini mi rammentasse il "Foedere et religione tenemur" - me ne si darà volentieri atto - avevo detto e ribadito il mio "Domine non sum dignum": sulla droga non posso certo rappresentare io il partito, a differenza di altre materie (dalla politica estera a quella dell'informazione radiotelevisiva) sulle quali vi è invece, da anni, una piena comunanza di vedute.
Veniamo allora al merito del problema, o meglio al chiarimento dell'equivoco: mi sento infatti di sottoscrivere in toto la filosofia dell'intervento di Sabatini, la priorità dei valori di solidarietà e recupero terapeutico, il suo "prevenire per non reprimere".
Ma a parte il fatto che la legge in discussione al Senato è fondata sul principio opposto ("reprimere per dissuadere") e che dunque per coerenza Sabatini dovrebbe schierarsi semmai con Goria, Cabras, Maria Fida Moro e larghissima parte del mondo cattolico, in questa sede è necessario chiarire la mia posizione, profondamente diversa da quella attribuitami ed oggetto della libertà di coscienza che il Segretario del partito mi ha non solo riconosciuto ma giustamente teorizzato quasi come un dovere, oltre che un diritto, di ogni socialista democratico, parlamentare o no.
Il Parlamento, sia ben chiaro, non è oggi chiamato a varare una nuova legge sul trattamento da riservare ai tossicodipendenti. Dobbiamo varare una legge contro la droga, una legge che dichiari guerra ad una delle più gravi piaghe criminali e sociali del secolo, che combatta la mafia e il narcotraffico restituendo sicurezza e ordine pubblico alle strade di un'Italia dove il 60% dei reati consumati è connesso al traffico di droga. E' certo in causa il tossicodipendente, l'emarginazione e il dolore della sua famiglia: ma è in causa la comunità nazionale di circa 60 milioni di donne e uomini, la tutela delle famiglie e dei giovani. Ciò, almeno, nelle intenzioni dei suoi proponenti.
Per questo mi pare fuorviante e gravemente inadeguato il confronto sviluppatosi anche al Senato sulla punibilità o meno del tossicodipendente, tema certo importante ma marginale rispetto ai fini della legge.
Come intendiamo operare? Quali misure adottare dinnanzi alla crescita costante della criminalità, del potere mafioso, dell'Aids, di un narcotraffico ormai in grado di controllare interi stati sudamericani, provocare colpi di stato, corrompere apparati giudiziari e di polizia, trovare sicuro rifugio e riciclaggio in possenti banche europee?
Mi domando, insomma, se come socialisti democratici sia giusto che dopo il Senato anche alla Camera si debba discutere per interi giorni sui colloqui fra il Prefetto e il ragazzo colto con lo spinello, o sui ritiri di patente piuttosto che sulle sanzioni penali.
Persino i comunisti, forse a causa di un eccesso di zelo da nuovo corso, sembrano aver smarrito quell'approccio strutturale ed economico ai problemi che se faceva o fa parte della loro storia, certo non dovrebbe mancare al nostro partito e comunque alle forze politiche di governo.
I dati, economici e strutturali, sono noti: secondo il CENSIS oggi 100 lire investite in Italia in oppio grezzo - la materia prima per la produzione dell'eroina - danno una resa di 170.000 lire, con una moltiplicazione del capitale iniziale di 1.700 volte. Non vi è insomma merce più redditizia, ed insieme più facilmente trasportabile, sia dall'estero che all'interno del paese. Secondo il Generale Soggiu, capo del servizio centrale antidroga, il fatturato del traffico in Italia si aggira sui 30.000 miliardi, ma altre stime parlano di molto di più.
Nelle carceri italiane, in soli quattro anni si è passati da 4.000 a 9.000 tossicodipendenti su una popolazione carceraria di circa 35.000 detenuti, mentre è esplosa la diffusione dell'Aids con punte del 70% di sieropositività fra i tossicodipendenti nei grandi centri urbani con le ovvie conseguenze che ciò comporta per l'intera collettività, al di là dei soggetti a rischio.
E' dinnanzi ad analoghe situazioni che negli USA si sono schierati su posizioni antiproibizioniste il segretario di Stato di Reagan, George Shultz, oltre a Friedman e al Wall Street Journal, mentre in Italia Niccolò Amato (direttore delle carceri) giudica nefasto e controproducente il concentramento in carcere dei tossicodipendenti, Di Gennaro (agenzia ONU per la lotta alla droga) afferma che "usare la pena non serve e usare altri strumenti come il ritiro della patente mi sembra addirittura ridicolo", Lamberti (Osservatorio sulla Camorra) dichiara che "siamo in una situazione di libera circolazione della droga, grazie al proibizionismo che consegna il mercato alla criminalità organizzata", Bertoni (presidente dell'associazione nazionale magistrati) ammonisce che "se entrasse in vigore la nuova legge produrrebbe effetti disastrosi sull'apparato giudiziario e carcerario" e Aiuti (Ministero della Sanità, commissione per la lotta all'Aids) chiede: "dove si accoglieranno le migliaia di sieropositivi e tossicodipe
ndenti condannati perché trovati in possesso di droga?".
A me pare evidente che sino a quando non si colpirà il prezzo della droga e lo Stato non gestirà responsabilmente la sua regolamentazione ogni lotta sarà vana. Ma è invece certo il rischio di varare una legge inapplicabile, destinata ad aumentare solo caos e disordine a consolidare profitti e violenze della criminalità mafiosa e trafficante, a favorire il contagio da Aids nelle carceri e fuori.
La preoccupazione che il nostro partito si assuma la responsabilità di una linea destinata a registrare entro un anno un clamoroso fallimento non mi pare infondata e credo sia meritevole di attenzione e di risposte. La linea del partito, ha ancora ragione Sabatini, è stata in questi mesi sofferta, oscillando tra ipotesi antiproibizioniste e favorevoli alla depenalizzazione dell'hashish - se non erro durante la campagna elettorale - ad una adesione alla linea Craxi, se non erro dopo la formazione del governo Andreotti. In termini di stretta opportunità politica confesso di non vedere le convenienze di schiacciarsi su una linea che mira soltanto ad una legge-slogan: lasciamo ad altri il tentativo di razzolare nell'orto elettorale di Fini e degli alnmirantiani.
In termini di contenuti, nel pieno rispetto delle opinioni degli organi del partito e di tutti, mi attenderei invece illuminazioni e approfondimenti non solo dal Segretario ma anche da altri compagni, che spero vogliano intervenire nel dibattito.
E' importante conoscere le opinioni dei membri della direzione, dei ministri (in particolare, Vizzini ha proprio un'esperienza diretta in una regione dove lo strapotere mafioso è in larga parte frutto del narcotraffico) ma anche dei nostri segretari regionali e provinciali, oltre che di compagni come Paolo Russo - che è invece su posizioni simili alle mie - o come il consigliere nazionale Massimo Nicolazzi, la cui mozione sulla droga alla riunione di settembre è stata purtroppo considerata neppure meritevole di essere sottoposta ai voti.
E' un dibattito che peraltro va affrontato con grande serenità, sia nel nostro partito che nell'ambito della maggioranza. In passato le leggi sul divorzio e sull'aborto, pur vedendo divisi e contrapposti i partiti della maggioranza, non provocarono alcuna conseguenza sulle coalizioni e i governi. Non si vede perché sulla droga non dovrebbe accadere altrettanto, qualora dei deputati o financo dei partiti di maggioranza esprimessero dubbi, riserve o anche esplicite opposizioni a una legge che non approvano e della quale non intendono essere corresponsabili.
Giovanni Negri
P:S: - Dall'8 al 10 dicembre si svolge a Roma il congresso del CO.R.A. coordinamento radicale antiproibizionista). Non mi pare cosa inutile ascoltare anche le ragioni di un'altra forza politica, o meglio di quello che è il più fresco e recente fra i movimenti del nostro paese. E' un congresso aperto a tutti, al quale spero che il Segretario e i nostri parlamentari vogliano partecipare.
DROGA, MAGGIORANZA E GOVERNO.
SULL'UMANITA' DI DOMANI LE PROPOSTE DEL PARLAMENTARE DEL PSDI GIOVANNI NEGRI. IL VERO CONFRONTO NON E' SULLA PUNIBILITA' DEL TOSSICODIPENDENTE. UN INVITO A CARIGLIA AL CONGRESSO DEL CO.R.A. PER CONFRONTARSI ANCHE CON GLI ANTIPROIBIZIONISTI.
Il quotidiano del PSDI L'Umanità pubblicherà domani un intervento del parlamentare Giovanni Negri, sul tema della droga. Negri, dopo aver ringraziato L'Umanità "per avere aperto nel nostro partito e spero anche negli altri quattro partiti di governo un utile dibattito", afferma:
"Mi pare gravemente inadeguato il confronto sviluppatosi anche al Senato sulla punibilità o meno del tossicodipendente, e credo che ben diverso debba essere il dibattito alla Camera. Il Parlamento, sia ben chiaro, non è oggi chiamato a varare una nuova legge sul trattamento dei tossicodipendenti. Dobbiamo varare una legge contro la droga, che combatta la mafia e il narcotraffico restituendo sicurezza e ordine pubblico alle strade di un'Italia dove il 60% dei reati è connesso al traffico di droga.
Persino i compagni comunisti, forse a causa di un eccessivo zelo da nuovo corso, sembrano aver smarrito quell'approccio strutturale ed economico ai problemi che pure fa parte della loro storia e comunque non dovrebbe mancare al nostro partito e alle forze politiche di governo.
Per quanto si continui a litigare sulle sanzioni amministrative e penali, i dati economici e strutturali sono noti ed indicano che il cuore del problema droga sta altrove.
Secondo il CENSIS oggi 100 lire investite in Italia in oppio grezzo - la materia prima per la produzione dell'eroina - danno una resa di 170.000 lire, con una moltiplicazione del capitale iniziale di 1.700 volte. Non vi è insomma merce più redditizia, ed insieme più facilmente trasportabile, sia dall'estero che all'interno del paese. Secondo il Generale Soggiu, capo del servizio centrale antidroga, il fatturato del traffico in Italia si aggira sui 30.000 miliardi, ma altre stime parlano di molto di più.
E' dinnanzi ad analoghe situazioni che negli USA si sono schierati su posizioni antiproibizioniste il segretario di Stato di Reagan, George Shultz, oltre a Friedman e al Wall Street Journal, mentre in Italia Niccolò Amato (direttore delle carceri) giudica nefasto e controproducente il concentramento in carcere dei tossicodipendenti, Di Gennaro (agenzia ONU per la lotta alla droga) afferma che "usare la pena non serve e usare altri strumenti come il ritiro della patente mi sembra addirittura ridicolo", Lamberti (Osservatorio sulla Camorra) dichiara che "siamo in una situazione di libera circolazione della droga, grazie al proibizionismo che consegna il mercato alla criminalità organizzata", Bertoni (presidente dell'associazione nazionale magistrati) ammonisce che "se entrasse in vigore la nuova legge produrrebbe effetti disastrosi sull'apparato giudiziario e carcerario" e Aiuti (Ministero della Sanità, commissione per la lotta all'Aids) chiede: "dove si accoglieranno le migliaia di sieropositivi e tossicodipe
ndenti condannati perché trovati in possesso di droga?".
A me pare evidente che sino a quando non si colpirà il prezzo della droga e lo Stato non gestirà responsabilmente la sua regolamentazione ogni lotta sarà vana.
La preoccupazione che il nostro partito si assuma la responsabilità di una linea destinata a registrare entro un anno un clamoroso fallimento non mi pare infondata. La linea del partito, è stata peraltro in questi mesi sofferta, oscillando da ipotesi antiproibizioniste e favorevoli alla depenalizzazione dell'hashish - se non erro durante la campagna elettorale per le europee - ad una adesione alla linea Craxi, se non erro dopo la formazione del governo Andreotti. In termini di stretta opportunità politica confesso di non vedere le convenienze di schiacciarsi su una linea che mira soltanto ad una legge-slogan: lasciamo ad altri il tentativo di razzolare nell'orto elettorale di Fini e degli almirantiani.
In termini di contenuto, mi attenderei invece illuminazioni e approfondimenti dal Segretario e dagli altri compagni.
E' un dibattito che peraltro va affrontato con grande serenità, sia nel nostro partito che nell'ambito della maggioranza. In passato le leggi sul divorzio e sull'aborto, pur vedendo divisi e contrapposti i partiti della maggioranza, non provocarono alcuna conseguenza sulle coalizioni e i governi. Non si vede perché sulla droga non dovrebbe accadere altrettanto, qualora dei deputati o financo dei partiti di maggioranza esprimessero dubbi, riserve o anche esplicite opposizioni a una legge che non approvano e della quale non intendono essere corresponsabili.
P:S: - Dall'8 al 10 dicembre si svolge a Roma il congresso del CO.R.A. (coordinamento radicale antiproibizionista). Non mi pare cosa inutile ascoltare anche le ragioni di un'altra forza politica, o meglio di quello che è il più fresco e recente fra i movimenti del nostro paese. E' un congresso aperto a tutti, al quale spero che il Segretario e i nostri parlamentari vogliano partecipare.