VIGEVANO, TESORIERE PR: "ABBIAMO SEMPRE RESO PUBBLICI E RIVENDICATI TUTTI I FINANZIAMENTI RICEVUTI, MA DI 'AFFARI' NON NE ABBIAMO MAI FATTI CON NESSUNO. NON ABBIAMO MAI RICEVUTO NULLA DA PIPPO CALO', NE' DA ALCUNO DEGLI ALTRI INDICATI DA MANNOIA."Roma, 7 dicembre -N.R.- Paolo Vigevano, tesoriere del Partito Radicale ha rilasciato la seguente dichiarazione in merito alle affermazioni che secondo il quotidiano 'La Sicilia' avrebbe fatto il pentito Francesco Marino Mannoia. Secondo Mannoia ci fu una iniziativa di finanziamento del Partito Radicale dall' interno del carcere dell' Ucciardone (titolata dal quotidiano "Quando Cosa Nostra si mobilitò per aiutare socialisti e radicali").
Afferma Vigevano:
"Quando nel 1986 giunsero le iscrizioni di Giuseppe Piromalli e di Vincenzo Andraous, le rendemmo pubbliche rivendicando il loro diritto ad iscriversi al Partito Radicale.
Non si comprende perciò perché, se le affermazioni di Francesco Marino Mannoia corrispondessero a verità, non avremmo dovuto comportarci nello stesso modo.
Allora come oggi abbiamo reso pubblici tutti i nominativi e le cifre versate da ciascun iscritto e da ciascun sostenitore.
Nel corso del 1986, durante la campagna per i diecimila iscritti, da Palermo versarono contributi o si iscrissero al Partito Radicale circa 450 persone, delle quali 40 dal carcere dell'Ucciardone. I relativi versamenti attraverso vaglia o conti correnti postali, tutti nominativamente intestati, ammontarono nel complesso a circa 70 milioni.
Non compare, tra questi, nessuno dei nomi indicati da Francesco Marino Mannoia.
Il Partito Radicale da Pippo Calò non ha mai ricevuto nè cento, nè cinquanta milioni e nemmeno le centocinquantamila lire dell'iscrizione.
Ci riserviamo, comunque, di sporgere denuncia nelle sedi competenti contro chi si fosse indebitamente appropriato delle somme che erano state destinate al Partito Radicale.
Sia chiaro, quanto, grazie alla nostra condotta, dovrebbe essere ormai noto a tutti: il Partito Radicale in tutti questi anni ha ricevuto e reso pubblici i contributi inviati da chiunque, ma di "affari" non ne ha mai fatti con nessuno.
C'è da rilevare infine che il pentito Mannoia risulta essere detenuto e non risulta che le dichiarazioni pubblicate dal "Resto del Carlino" e da "La Sicilia" facciano parte degli atti del maxi processo di Palermo, contro Cosa Nostra.
Ci auguriamo che il procuratore aggiunto Giovanni Falcone, solerte nel denunciare per calunnia il pentito Pellegriti, voglia muoversi con altrettanta solerzia nei confronti di Marino Mannoia, sempreché quanto riportato oggi dai giornali, sia veramente farina del sacco del Mannoia medesimo, tanto più che la calunnia si aggiunge alla violazione già consumata del segreto istruttorio."