INTERVENTO DI MARIATERESA DI LASCIA SUL QUOTIDIANO L'UNITA'.Roma, 9 dicembre - N.R. - "L'Unità" pubblica un articolo di Maria Teresa di Lascia, segretaria federale del Partito Radicale e verde- arcobaleno, su 'donne e mondo verde'.
Ne riportiamo il testo.
*********************************
"Nel dibattito sulla rifondazione del mondo verde emergono molti elementi specifici e nuovi che definiscono i contorni di una riflessione che - se verrà condotta senza paure e senza reattività aggressive - può essere di grande aiuto per tutti.
Mi sembra che le considerazioni di partenza siano almeno due:
- la non neutralità del punto di vista ecologico
- la necessità di sostituire i criteri della rappresentanza con quelli del "sè" che si rappresenta.
La non neutralità del punto di vista ecologico - e quindi la sua parzialità e soggettività, la sua non riconducibilità ad un codice generale di domande e di risposte - é senz'altro uno dei punti di differenza, rimane da sperimentare se di forza o di debolezza, dell'arcipelago verde.
Questa non neutralità del punto di vista ecologico é molto più diffusa di quanto non appaia e riguarda le forme del "quotidiano" in cui le donne, soprattutto, vivono il loro rapporto con la scelta ecologica. Basta pensare a quanto é cambiata la cultura e quindi la richiesta, il controllo, la conoscenza sulla alimentazione e sui prodotti di consumo domestico.
Altro aspetto derivante da questa specificità é il rifiuto di ogni ideologia che raggruppi attorno a sé fazioni o correnti, e che ha come conseguenza il timore - persino irrazionale - verso qualunque forma di "organizzazione" che paventi il rischio di una "neutralità omologata" del pensiero del cittadino ecologico.
Le continue, reciproche smentite a diversi livelli d'incontro all'interno del mondo verde, rivelano non solo questo rifiuto, ma anche il bisogno di "parlare per sé".
E questo é il secondo punto: una rifondazione del mondo verde - ma della politica più in generale - ha certamente bisogno di comprendere i criteri attraverso i quali ciascuno possa rappresentare se stesso e progressivamente faccia descrescere la cultura politica dominante della "rappresentanza", e quindi della delega.
Allo stesso modo la rifondazione del mondo verde deve individuare criteri attraverso i quali la partecipazione delle donne alla politica ecologica in tutti i suoi momenti di espressione, sia accresciuta - senza cadere nella trappola di vetero femminismi, che vanno smascherati e non irrisi - utilizzando laicamente anche delle forzature che "promuovano", stanandole, le potenzialità e il pensiero ecologico al femminile.
La "quotidianità" della scelta ecologica nella trasformazione dei comportamenti di tutti e di ciascuno si manifesta quasi automaticamente nella "quotidianita" della dimensione femminile, dove le donne scelgono anche per gli uomini e, comunque, per tutta la famiglia. E' perciò vero - per fare un esempio - che una fabbrica di detersivi si pone il problema di modificare il contenuto del proprio fustino a partire dalla presa di coscienza e dalla richiesta ecologica della donna. In questo senso la donna é un vettore naturale di ecologia e non ci può essere politica ecologica che non sia fortemente solidale con il pensiero femminile.
Non è d'altronde pensabile che questa "quotidianita" della scelta ecologista divenga il contenitore in cui si sostituisce il ruolo, in passato egemone, del cittadino lavoratore e produttore ai cui bisogni totalizzanti andavano ricondotti, per equalitarismo, i bisogni di tutti. Il cittadino ecologico non é l'altra faccia del cittadino produttore - produttore fino nelle scorie - e la risposta ai problemi ambientali non può essere quella, per esempio, di una cassa integrazione verde. (Rapporto mutuato con la cultura industrialista ed operaista).
Non é più pensabile un rapporto di forza fra un soggetto sociale egemone - che si rappresenti attraverso propri delegati - e un'altra parte della società: oggi gli unici veicoli possibili del rapporto fra diversi, nel rispetto delle differenze, è da un lato la solidarietà e dall'altro il "sé" che si rappresenta.
Perciò non esiste una "questione femminile" nel senso di una parte sociale da rappresentare: esiste un pensiero femminile come fatto individuale, di non neutralità del punto di vista ecologico, attraverso il suo rapporto quotidiano - come dicevamo all'inizio - con il sistema dei consumi e della qualità della vita.
Mentre é in corso la rifondazione del nuovo soggetto verde e a quattro mesi dalle elezioni amministrative, credo che lo strumento - senz'altro forzato, ma anche promotore di una realtà che oggi non esiste - del 50% alle donne nelle liste e nelle responsabilità politiche, corrisponda non ad un criterio di rappresentanza ma ad una politica del "sé che si rappresenta".
Naturalmente non si tratta né di un assioma né di una regola assoluta: si tratta di un mezzo parziale e transitorio che può servire in questa fase ed essere superato nel giro di una stagione".