Roma, 12 dicembre -N.R.- Mauro Mellini, deputato Federalista Europeo, ha dichiarato:

"Una casa di mode napoletana ha dunque lanciato sul mercato la minigonna antistupro. Un'impresa la cui fase progettuale deve aver impegnato notevoli energie intellettuali su di un piano, come si dice, 'interdisciplinare'.Merceologia, medicina legale, psicologia, con apporto determinante di stilisti ... Ma un dubbio mi si affaccia: dove erano i giuristi? I giuristi della scuola femminista, democratica, quella che è prevalsa alla Camera e al Senato (anche se non è detta l'ultima parola) nella redazione della nuova legge sulla violenza sessuale. Perchè minigonna? Perchè antistupro? Non si tratta forse di una concezione antiquata, quella che faceva differenza tra violenza carnale ed atti di libidine violenti, tra parte e parte del corpo? Oibhò! (mi si consenta l'esclamazione un po' maschilista, visto che ad usarla era capitan Cocoricò e non la Tordella) Oibhò! Qui si dimentica che la violenza sessuale è sempre violenza e che non deve farsi distinzione a seconda degli 'obiettivi' e tanto meno del raggiungimento

dei medesimi. Dunque che cos'è questa storia della minigonna, della corazzatura parziale, questa visione settoriale del problema, questa concezione arcaica dello stupro? Che importa salvare il resto se una parte del corpo è stata attinta dal sesso violento? Dunque: la tuta antistupro, o niente. Oppure la minigonna antistupro sarà ammessa e tollerata fino all'entrata in vigore della nuova legge (a proposito: che ne è stato?). Poi, se non le daranno un altro nome, metterla in vendita sarà contro la legge, una specie di frode in commercio. E intanto dovrebbe essere obbligatorio applicare ad ogni capo dell'ingegnoso tegumento un'etichetta con la dicitura 'valevole fino all'entrata in vigore della nuove norme sulla violenza sessuale'".