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Agora' Agora - 12 dicembre 1989
12 DICEMBRE: PIAZZA FONTANA E LE INCHIESTE PARLAMENTARI

Nota di Massimo Teodori, deputato radicale e membro della commissione d'inchiesta sulle stragi.

A ragione si sottolinea oggi come Piazza Fontana sia stato il punto di passaggio verso il terribile quindicennio del dominio di quelle strategie destabilizzanti tese a stabilizzare e rafforzare il regime immobilista dei poteri esistenti. Con il 12 dicembre 1969 v'è stato il via libera ai servizi segreti nazionali ed a quelli dell'est e dell'ovest con le loro appendici nostrane nonché alle manodopere nere e rosse lasciate libere di agire e, talvolta, innescate e favorite da porzioni dello Stato e delle classi dirigenti del potere nazionale.

Che si sia trattato di "manodopere" terroriste che hanno prestato la mano per l'opera che altri avevano interesse a portare a termine - nel caso di Piazza Fontana come nelle altri stragi successive - è risultato sempre più chiaro proprio dalla lunga e sconsolante vicenda della vana ricerca delle responsabilità. Quando servizi segreti (d'ogni tipo e genere, dipendenti dalla Difesa, dagli Interni o dalla Presidenza del Consiglio) insieme con altri apparati dello Stato, con il consenso dei responsabili governativi e politici, ed insieme a pezzi di magistratura; si muovono all'unisono perché non si arrivi alla verità, ciò significa che la molla che ha mosso tanta tragedia non è riconducibile a fatti marginali e che il muro dell'omertà e degli inganni è assai solido e tale da resistere ad ogni assalto.

Scontate dunque in questo contesto le difficoltà della magistratura con una parte messa in condizione di non operare e con l'altra che, anche nella passività, ha aiutato al grande insabbiamento, quale rimane oggi il ruolo del Parlamento?

Nella X legislatura, così come nella IX, è operante la "Commissione d'inchiesta sul terrorismo e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi". Questa commissione è fortemente viziata nella impostazione dalla ideologia di coloro che ne vollero l'istituzione: apprestare una tribuna parlamentare da cui proclamare ricostruzioni storiche e visioni globali della eversione e sovversione nel nostro paese durante venti anni tentando di inscrivere i singoli episodi delle stragi in un unico "grande disegno" dovuto ai medesimi protagonisti o comunque alle medesime forze. La commissione d'inchiesta è in questo figlia di una certa vulgata che prese le mosse dall'emergenza e trovò poi nella P2 il facile capro espiatorio buono per tutti gli usi.

Se alcuni processi penali hanno fallito - e penso ora piuttosto a quello per la strage di Bologna che non a Piazza Fontana - lo si deve proprio alla loro impostazione sotto specie di episodio di un grande ed unico disegno con gli stessi protagonisti invece che come ricerca di specifiche, circoscritte responsabilità. E così, allo stesso modo, di questi tempi l'errore della commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi è di volere trasformare l'indagine puntuale, rigorosa, incalzante su un nodo circoscritto in un dibattito a tutto campo. Su Piazza Fontana la commissione "stragi" non ha svolto alcuna indagine, nè ha tempo ed energie per occuparsene seriamente sicché ingannerebbero il Parlamento e l'opinione pubblica il Presidente Gualtieri e gran parte delle forze politiche in essa impegnate se facessero credere di poter dare una risposta ai tanti interrogativi aperti e riproposti ancora in questi giorni.

Vi è un pericolo costantemente presente in casi del genere ed è quello di far credere di volere fare di più mentre la dispersione del dibattito non serve altro che ad eludere anche quello che si dovrebbe fare, e nel caso specifico, affrontare in profondità i casi Ustica e Cirillo. Si affrontano sempre in questi casi due visioni: la "toccata e fuga", cara ai massimalisti insabbiatori ed il "poco ma a fondo" caro ai gradualisti ma veri indagatori.

Ho sostenuto la necessità e l'utilità di inchieste parlamentari come la "Sindona" e la "P2" e mi sono battuto, senza successo, perché venissero istituite commissioni sul "caso Cirillo" e sui "fondi neri IRI". Si trattava sempre di questioni circoscritte per le quali l'inchiesta parlamentare ha rappresentato o poteva rappresentare la condizione necessaria, anche se non sufficiente, perché si potesse arrivare a dei risultati. Ma nel caso di Piazza Fontana il senatore Gualtieri e le forze politiche che giustamente sono sdegnate dell'immondo balletto a cui si è assistito per vent'anni, non diano illusione di fare ciò che in effetti un organo parlamentare oggi non è in grado di fare: contribuire a tirar gli scheletri fuori dagli armadi.

 
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